CLASSE PURA A conti fatti Keita surclassa Pirlo cui, tuttavia, bisogna riconoscere che torna in campo dopo un lungo periodo d’inattività e gli ingranaggi del suo corpo non possono essere oliati alla perfezione. Keita, comunque, fin dall’inizio si siede sul trono e comanda le operazioni.
Tocca 93 palloni, è il giocatore più impegnato di tutti quelli che sono in campo, e li gestisce con la saggezza che gli deriva dall’esperienza e con la classe che è figlia di madre natura (d’altronde lui faceva calcio con Xavi, Iniesta e Messi…). Sono 73 i passaggi effettuati e, questa è la cosa davvero sorprendente, soltanto 4 sbagliati. Direte: sono tocchi ravvicinati. Assolutamente no, Keita è uno che si muove con disarmante facilità nel traffico, le sue gambe arrivano ovunque e, quando è il caso, ci pensa lui a imbeccare i terzini o le ali che si fiondano lungo le fasce laterali: 10 lanci riusciti, nessuno dei suoi compagni gli si avvicina. A confermare l’efficacia del suo stile di gioco ci sono pure i 6 palloni intercettati e 7 recuperati. Mediano vero, dunque, di quelli che affrontano l’avversario senza paura e non tolgono mai il piede.
QUESTIONE FISICA Pirlo non è altrettanto preciso. Tocca 73 palloni, che sono pochi per uno come lui, effettua 56 passaggi, ma ne sbaglia addirittura 11: ciò si spiega anche con la condizione atletica imperfetta. Se non sei a posto fisicamente, ti viene a mancare la lucidità e, di conseguenza. la precisione. A conferma di questa impressione, ecco i 21 palloni persi: tanti, troppi, nonostante Pirlo sia uno che rischia sempre e cerca in ogni momento l’apertura illuminante. A vantaggio del regista bianconero ci sono i 5 palloni recuperati: lavorare da operaio non è il suo mestiere, però lui non si tira indietro e dà una mano ai compagni. La Juve, con Pirlo, prova a battere strade nuove rispetto all’inizio di stagione: i 6 lanci del regista per imbeccare gli esterni e gli attaccanti dicono che i bianconeri non vanno avanti soltanto con i passaggi ravvicinati e con i triangoli stretti. Non è ancora il miglior Pirlo, è vero, ma uno così è sempre meglio averlo come compagno piuttosto che come avversario. E Allegri lo sa: la sua Juve, per fare il salto di qualità anche in Europa, ha bisogno del suo direttore d’orchestra. Come la suona lui, la musica, non la suona nessuno…