Irrompe Pallotta: «Io sto con i tifosi»

Corriere dello Sport (R.Maida) – L’amarezza di James Pallotta è un rigurgito freddo, intenso e ragionato. Ha pensato per 24 ore se e come replicare al comunicato pubblicato sabato dalla Curva Sud, un condensato di parole poco gentili verso un presidente mai completamente gradito al mondo ultrà. E i risultati sportivi – è bene precisarlo – in questa storia di relazioni complesse non c’entrano nulla. Pallotta avrebbe preso insulti dai gruppi organizzati del tifo romanista anche se avesse vinto lo scudetto, dopo certe prese di posizioni forti e coraggiose.

LA RISPOSTA – Ad ogni modo, a seguito della nottata e della lettura dei quotidiani italiani, e di un confronto con i manager italiani, Pallotta ha precisato il senso del discorso della scorsa settimana. «Sono molto dispiaciuto dal dover constatare che le mie parole in un convegno a Londra siano state deliberatamente mal interpretate – si legge sul sito della Roma – Non accetto manipolazione alcuna da parte dei media». Già da sabato mattina, dopo aver visto gli striscioni contro di lui comparsi nell’area di Tor di Valle, Pallotta si era convinto che le sue parole fossero state tradotte male. In realtà gran parte dei media ha riportato fedelmente il suo ragionamento, che sottolineava (come è giusto) la necessità di assistere le forze dell’ordine nella ricerca dei colpevoli dei reati da stadio attraverso un sofisticato sistema di telecamere in HD da costruire all’interno del nuovo stadio della Roma.

LE BARRIERE – Questo passaggio è stato interpretato dalla Curva Sud come un atteggiamento repressivo ex ante e ha dato il pretesto agli ultrà per rimproverare a Pallotta la scarsa attenzione per i tifosi, anche durante la lunga protesta per l’abbattimento delle barriere divisorie dei settori. «A una domanda sulla sicurezza negli stadi che mi è stata posta a Leaders in Sports – continua Pallotta – ho risposto citando un incontro con il Capo della Polizia, richiesto ed ottenuto per chiedere un ripensamento sulla scelta di introdurre delle barriere divisorie sugli spalti. Un anno e mezzo: tanto è durato il confronto con le istituzioni per la rimozione delle barriere, un confronto che ci ha visto impegnati a far capire quanto quel provvedimento fosse iniquo nei confronti dei nostri tifosi: colpiva in modo generalizzato tutta la Curva Sud e non chi, effettivamente, si fosse reso protagonista di atti che violavano la legge. In quel contesto, uno dei temi discussi riguardava la possibilità di identificare specificatamente, grazie alla tecnologia, i responsabili di determinati reati, senza dover punire indistintamente chi non fosse colpevole».

PRECISAZIONI – E così, a quell’entità astratta che scrive comunicati firmandosi Curva Sud, Pallotta ripete: «In futuro sarà importante il supporto della tecnologia, per colpire solo gli eventuali responsabili di un reato e tutelare tutti gli altri tifosi. Quei tifosi che mi hanno permesso di innamorarmi di questa squadra, grazie alla passione che li rende unici». Come era già successo nella vicenda dei “fucking idiots”, colpevoli di ululati razzisti, Pallotta non retrocede di un millimetro dai suoi princìpi: un conto sono i tifosi, un conto sono gli incivili e i criminali. «Il mio discorso di Londra era volto a un miglioramento dei servizi e dell’esperienza dei tifosi che vengono a sostenere la Roma: sia ora, sia in futuro. Chi non rispetta le leggi dovrebbe essere punito. Tutto qui».

UMOREPallotta è comunque molto deluso. Al di là dei riferimenti alla stampa, che sono un grande classico in questi casi, sono proprio le contestazioni popolari a fargli venire brutti pensieri sul futuro a Roma e nella Roma. Ma gli passeranno anche stavolta.

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