Il punto alla fine: un rigore di Pellegrini evita la sconfitta dopo una gara orribile

Il Tempo (A. Austini) – L’urlo di capitan Pellegrini con il pallone in mano e rivolto al settore ospiti l’unica cosa bella da ricordare di UdineseRoma. Il resto è stato un pianto, quasi un’agonia. Una partita orrenda dall’inizio alla fine, tra una squadra modesta ma che aveva un’intensità doppia e un’altra – quella di Mourinho – stanca, spenta, senza idee né energie.

Il punto raccolto dai giallorossi grazie al rigore segnato da Pellegrini al 94’, il secondo concesso nelle ultime tre gare di campionato, anche stavolta nel recupero come accaduto contro lo Spezia, va considerato guadagnato, nonostante potrebbe costare oggi il sorpasso della Lazio in classifica alla vigilia di un derby decisivo per la corsa all’Europa minore.

La Roma questa partita è come se non fosse riuscita nemmeno a giocarla. C’era da aspettarsi difficoltà, vista la preparazione complicata alla sfida, con la trasferta prolungata in Olanda senza ripassare per Trigoria e le lunghe ore di viaggio del sabato. Ma quanto si   visto in campo va oltre gli alibi, che vanno comunque considerati quando si gioca tre volte in una settimana, di cui due fuori casa.

Troppo brutti per essere veri una serie di interpreti: da Zaniolo ad Abraham, dallo stesso Pellegrini che si è dato una scossa nel finale a Sergio Oliveira, da Karsdorp a Ibanez, praticamente tutti si sono espressi al di sotto del rispettivo potenziale. Mentre dall’altra parte c’era una squadra che correva, copriva bene il campo e ha potuto pensare a difendersi per quasi l’intero match dopo aver trovato il gol, meritato, con Molina e sfiorato il raddoppio con la carambola traversa-testa di Rui Patricio-palo sul tiro di Makengo.

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