Il fattore Mou

Il Messaggero (S.Carina) – Special in campo e con le parole. Fotografare meglio la gioia provata domenica da un tifoso della Roma era difficile, Mourinho c’è riuscito: “La mia è stata la corsa di un bambino, quella di uno di 12-13 anni che inizia a sognare con il mondo del calcio“. Uno slancio, quello del tecnico, che rappresenta sì la Roma prima in classifica, ma soprattutto la sensazione di qualcosa di diverso che avverte la tifoseria. Per ritrovare la Roma in testa dopo i primi 270 minuti bisogna tornare indietro di 8 anni. All’epoca c’era Garcia che ne vinse addirittura 10 di fila. La Roma formato Mou sa essere ambiziosa, cinica, quadrata, unita, paziente e soprattutto caparbia.

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In un lavoro di costruzione bisogna anche rischiare e allora dentro Shomurodov per Veretout. Serviva sacrificarsi e rischiare pur di vincere. Mou è il primo a sapere che non sempre andrà così. Il voler passare ad una partita alla volta e volerla vincere, a costo di perderla, non è più uno slogan. E lo si vede da come Pellegrini e compani si approcciano all’impegno. I risultati, soprattutto ottenuti come accaduto domenica sera, aiutano a dribblare i fantasmi del passato. Nel tam-tam radiofonico si avvertiva da più parti che “lo scorso anno sarebbe andare a finire diversamente“.

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