Il Dio del calcio (per una volta) è della Roma

Il Messaggero (E.Vanzina) – Remontada doveva essere. E remontada è stata. Anzi, Romantada. Ebbene sì, (la) Roma si è riappropriata del suo nome, della sua grandezza. E per farlo, tra buche e alberi sradicati, ha scelto la via del calcio. Come metafora della vita. Il calcio che è popolare perché è popolo. E da qualche ora il popolo di Roma ha ritrovato la voglia di sentirsi amici anche se non ci conosciamo come cantava Venditti. Roma sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, Roma acclamata anche dagli avversari, Roma che ha fatto il miracolo di rendere possibile l’impossibile. La sconfitta ingiusta a Barcellona è stata cancellata da quel Dio del Calcio il quale, non solo esiste, ma che per una sera ha tifato per noi romanisti. E ha tifato soprattutto per quella città dove vive il suo apostolo in terra. Riportandola a brillare nel mondo per il suo valore e non a vergognarsi per i suoi demeriti. Eravamo rassegnati, sfibrati, delusi. Ora invece, sappiamo che una luce in fondo al tunnel esiste.

Qualcuno penserà che sto usando immagini esagerate. No: il calcio è una metafora assoluta della vita. Lo sport può mutare il destino di una nazione. Una gara di ciclismo, anni fa, scongiurò il rischio di guerra civile, dopo un vile attentato a Togliatti. Qui non eravamo alle porte dell’insurrezione, ma questa salvifica vittoria ha modificato il sentimento collettivo di tanta gente che non ce la faceva più a subire sfottò, insulti, calunnie. Un popolo di giovani scamiciati, come sempre accade nella Storia quando torna a splendere il sole della speranza, ha scorrazzato per la città suonando i clacson, cantando, in un rito liberatorio, sincero, potente, vero. Tutti sappiamo che questa sbronza di felicità potrebbe durare poco. Ma la gioia non si misura con l’orologio, è un marchio che resta impresso per sempre. E questa, lasciatevelo dire da un romanista romano che ha versato tante lacrime amare nel corso della sua vita, è una gioia mai provata prima. Incancellabile. Qui non si tratta solo di calcio, di derby, si tratta della nostra identità cittadina. Un modo di vedere e di intendere la vita. La vita romana, diversa dalle altre, spiritosa, allegra, scanzonata, fiera del suo passato e della sua intelligenza. Non dimentichiamola questa notte del 10 aprile 2018. Forse è il primo passo verso una remontada di carattere esistenziale.

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