Corriere dello Sport – Grida, gesticola. Ha bisogno di sfogare la delusione e soprattutto sente il dovere di rassicurare i giocatori tramortiti dallo shock. Papà non vi lascia soli. Questo aveva anticipato ai capitani, Pellegrini Mancini, prima dell’appuntamento con la storia. Erano stati loro, evidentemente delegati della squadra, a chiedere un incontro per parlare di progetti. Mourinho ha risposto senza indugi: “Tranquilli, resto alla Roma“.

Non ha altre offerte né le cercherà. Il resto spetta ai Friedkin, che dovranno decidere se e quando incontrarlo. E valuteranno se possono (o vogliono) accontentarlo seguendone i ragionamenti: per competere servono giocatori più forti, investimenti mirati anche senza fare follie. E poi va completato l’organigramma.

Mourinho vorrebbe al suo fianco una figura che possa sostenerlo, trasferendo regolarmente all’esterno la linea politica del club. Un personaggio come Maldini o Javier Zanetti. O magari più semplicemente Totti, che a Budapest è andato solo da tifoso con la compagna Noemi. È in effetti piuttosto bizzarro che dopo una finale amarissima nessun dirigente si sia presentato davanti alle telecamere per mandare un messaggio di partecipazione emotiva al dispiacere della gente. E della squadra.

Mentre aspettava di salire sul pullman della RomaMourinho ha intravisto il gruppo arbitrale che si stava avvicinando per essere trasportato su un van bianco in hotel. Dopo aver salutato con un abbraccio il designatore, Roberto Rosetti, ha inveito contro l’inglese Taylor in tre lingue diverse: inglese, spagnolo, italiano. Si era reso conto che i giornalisti lo stavano osservando ma non se ne è curato o forse sì, chi lo sa.

Aveva bisogno di tirare fuori la sua rabbia orgogliosa. E ora si aspetta un supporto dalla società, con o senza Tiago Pinto.