Corriere dello Sport (M. Evangelisti) – Francesco Graziani ha rilasciato una lunga intervista a il Corriere. Queste le parole dell’ex attaccante giallorosso, Campione del Mondo con l’Italia nel 1982:
Ha seguito questa vicenda di Mourinho che fa gli indovinelli sui social?
“Eh, come no. l’abbraccio all’attaccante invisibile, i piedi sul tavolo, il ghiacciolo, il numero di Morata sul monitor alle sue spalle. Gli piace essere al centro della scena e tira fuori trovate simpatiche, goliardiche. A volte secondo me esagera. Ma ha una capacità invidiabile di entrare in sintonia con il pubblico. Che infatti lo adora”.
Peccato che la Roma debba barcamenarsi
“Migliorare la squadra e insieme abbassare le spese. Non è mica semplice. A me sembra che i Friedkin stiano facendo quel che possono per mantenere competitiva questa squadra”.
Il tempo stringe: il campionato chiamalo ed è arrivato.
“Ma anche altri club non si sono mossi, altri ancora hanno effettuato un movimento o due. la necessità di cedere e fare cassa non riguarda solo le società italiane. Poi le situazioni cambiano come cambia il tempo. Guardate Scamacca: io ero convinto sarebbe finito alla Roma, poi sembrava l’avesse ingaggiato l’Inter ed è andato all’ Atalanta.”
Non è che questo modo di fare di Mourinho le ricorda qualcuno, per caso?
“Nils Liedholm, vero? Parliamo di due pianeti diversi. È vero che in qualcosa si somigliano. Dove Mourinho usa abilmente gli strumenti della moderna tecnologia, Liedholm si affidava agli aforismi oppure ai messaggi inviati per interposta persona. Spediva segnali. Magari buttava Ii una battuta. Oppure il sabato dopo l’allenamento arrivava il suo vice, Luciano Tessari, e mi diceva: Ciccio, non è che questa settimana ti abbiamo visto tanto bene. E io: ascolta, dove devo andare, in panchina o in tribuna? Dimmelo subito. E lui: ma no, ma che dici, è che hai faticato un po’ e patapim e patapum”
Quindi non è un accostamento blasfemo il nostro.
“In un certo senso Mourinho e Liedholm sono simili. La differenza sta nel fatto che José, al tre a essere un grande tecnico, è un animale da social: li conosce, ha assorbito il loro linguaggio, lo ha filtrato attraverso la sua sensibilità. Liedholm, a parte il carattere completamente differente, com’è ovvio era costretto nell’ambito dei mezzi di comunicazione dell’epoca. E le sue osservazioni restavano tra noi, all’interno della squadra, mentre i messaggi di Mou girano il mondo”
Di carisma Mourinho ne ha da vendere
“Certo. E io di allenatori carismatici ne ho conosciuti. Liedholm e Radice al vertice. Avevano caratteri diversi ma erano entrambi personalità straordinarie. Il Barone non dava confidenza a nessuno, con lui non si parlava liberamente: dovevi registrare le sue occhiate, i suoi aforismi e decifrarli. Radice non smetteva mai di stimolarti. Segnavi, la squadra vinceva, tu eri felice. Lui ti passava accanto e diceva: d’accordo, ma se non vai in gol anche domenica prossima è tutto inutile. Rispondevi: ma almeno stasera lasciami mangiare un piatto di pasta in pace, poi da martedì penseremo alla prossima partita. Lui, secco: martedì è tardi, facciamo lunedì”
Il rapporto di Mourinho con i tifosi, come annotava anche lei, è fortissimo.
“Si fa amare. Si concede. Si mostra riconoscente. Funziona a maggior ragione con Roma:Mourinho ha colto la passione che circonda la squadra e la sa gestire. Parla a settantamila persone con un movimento della mano. Il dialogo conta più dei risultati. Tifoseria e squadra sentono di avere qualcuno che li difende e li difenderà sempre. Da lui non mi aspettavo nulla di meno. Ero convinto che avrebbe avuto un impatto positivo a trecentosessanta gradi”.
Ci tolga una curiosità. Finale di Coppa dei Campioni 1984: Roma-Liverpool all’Olimpico. Lei sbaglia il rigore, alza gli occhi al cielo, fa un gesto come per dire: ho sbagliato, ma è un gioco. Che cosa ha pensato davvero?
“Ho pregato”
Perché?
“Ho guardato il cielo e ho pregato che quell’errore non ci facesse perdere. Facevo fatica ad accettare che un mio singolo tocco fuori misura avesse conseguenze tanto pesanti per i miei compagni e per un pubblico come quello“.
Non è stato esaudito.
“Mi colpisce il fatto che i tifosi mi ricordano sempre quel rigore mentre con Bruno Conti non lo fanno. Glie l’ho chiesto: Bruno, ma a te rimproverano mai di avere sbagliato? No. E vabbè”.