Gerson, 84 giorni da dimenticato

Corriere dello Sport (R.Maida) – Lo invitano ancora alle riunioni tecniche. Non è un dettaglio per un ragazzo che la Roma ha fisicamente relegato in un cantuccio, aspettando che recuperi la giusta condizione psicologica e nello stesso tempo raggiunga un livello accettabile di maturazione calcistica. Ottantaquattro giorni fa Gerson Santos Da Silva, nome altisonante e talento ricercato, veniva scelto come titolare da Spalletti nella serata più importante del campionato della Roma, lo scontro diretto dello Stadium con la Juventus. Sostituito nell’intervallo, non ha più giocato neppure un minuto.

PRONTO – Assicurano che stia bene. Non salta un allenamento, fa gruppo con gli altri brasiliani, lavora con l’idea di poter partecipare alle partite, magari per uno spezzone. Però, niente. Nemmeno quando il risultato è di 4-0, Spalletti lo chiama più. Nonostante la stanchezza degli altri, per lui non c’è posto. E a Lione, dovendo scegliere chi mandare in tribuna, Spalletti non ha avuto dubbi: vai Gerson, che è stato pagato quanto Strootman (19 milioni) ma per questo staff tecnico è poco più di un Primavera. L’ultima spiegazione sul tema risale alla vigilia di Roma-Villarreal, quando era lecito immaginare che giocassero tutte le riserve vista la roboante vittoria dell’andata. «Non posso garantire che Gerson sia in campo dal primo minuto» ammise Spalletti. Che poi evitò di inserirlo a partita in corso, con gli spagnoli molto determinati verso l’incredibile rimonta.

MERCATO – Non bisogna ignorare, in questa storia, che Gerson è stato epurato senza grandi responsabilità personali. Attore di soli 19 anni, si è trovato catapultato sul teatro più esigente in una parte che non era sua. Eh sì perché allo Juventus Stadium non giocò trequartista, tra le zolle più familiari, e neppure regista, dove aveva lanciato qualche timido segnale contro il Pescara. Ma da esterno destro d’attacco «per contenere la spinta di Alex Sandro». All’annuncio delle formazioni, anche un dirigente attento come Baldissoni confessò di essere rimasto sorpreso dalla decisione di Spalletti. Eppure è evidente che da quell’esperimento fallito, con tanto di sostituzione tra il primo e il secondo tempo, «non per una bocciatura ma perché era ammonito», l’allenatore abbia smesso di considerarlo. La distanza poi è stata esacerbata – sussurrano a Trigoria – dall’incredibile rifiuto di fine gennaio: partito per Lilla, dove la Roma era riuscita miracolosamente a piazzarlo più o meno alle condizioni economiche del suo acquisto dal Fluminense, tornò indietro prima della firma. «Non gli piaceva la città», racconta la versione ufficiale. Il problema è che non piace neppure a Spalletti, come racconta la verità di questo primo anno italiano: solo 491 minuti giocati fino a Natale. Il 2017 deve invece ancora cominciare: l’Epifania tutti i sogni di Gerson si è portata via.

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