Il Giornale (M.Di Dio) – L’Atalanta non è il Barcellona, così come Moralez e il Papu Gomez non sono Messi e Suarez, ma le ombre del Camp Nou si allungano anche sul pomeriggio dell’Olimpico gelido e spettrale (circa 20mila i presenti, con la tifoseria giallorossa che si è accesa solo per fischiare sonoramente squadra e tecnico). La Roma doveva voltare pagina immediatamente, evitando il contraccolpo psicologico già verificatosi dopo gli schiaffoni rimediati in Europa dal Bayern poco più di un anno fa. Ciò non è avvenuto, l’approccio molle al match con i bergamaschi ha dimostrato che i problemi vanno al di là della serataccia di martedì e arrivano da lontano. Forse proprio da quella notte da incubo dell’ottobre 2014 nella quale nacquero le paure e le incertezze di un gruppo forte tecnicamente, ma fragile tatticamente e psicologicamente. Dimenticanze in questa prima parte di stagione ce ne sono state tante, troppe per una Roma che punta allo scudetto. Questione di mentalità sbagliata e di un reparto di retroguardia punto debole non più trascurabile (al netto di 29 gol segnati, ma ieri la Roma è rimasta a secco per la seconda volta in stagione, ce ne sono 17 subiti).
La squadra appare senza nerbo e senza gioco, mancano i leader e le personalità in campo, persino i cambi effettuati ieri dall’allenatore (i rispolverati De Sanctis e Castan) non hanno mutato lo scenario. A questo punto bisogna capire se Rudi Garcia, da tempo sul banco degli imputati, abbia ormai perso il bandolo della squadra, contribuendo alla confusione che spesso i giocatori evidenziano in campo, e se sia ancora l’uomo con il quale uscire dal pantano. «Mi aspettavo più rabbia dalla squadra, mi prendo le mie responsabilità, ma non mollo», così il tecnico francese. La società, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, continua a fare quadrato sull’allenatore. «Andremo avanti con lui – sottolinea il ds Sabatini, da tempo in contrasto con il tecnico sulle scelte dei calciatori -. Fiducia a tempo? Voi attribuite già al presidente Pallotta la decisione di far fuori Garcia, ma lui non viene per tagliare teste». E una sponda per il francese arriva da capitan De Rossi che chiede ai compagni di compattarsi: «Non cominciamo a cercare alibi, dicendo che è colpa di Garcia o di un altro, altrimenti rischiamo di fare il botto come l’anno scorso. Ora è importante non sfaldarsi e rimanere uniti».
Resta il fatto che il francese è ormai a rischio: saranno decisive le gare di Torino con i granata del 5 dicembre e soprattutto quella da dentro o fuori in Champions con il Bate Borisov del 9, nella quale Pallotta sarà in tribuna. Intanto è già iniziato anche il totosuccessore (da Ancelotti a Mazzarri e Lippi, passando per gli ex Prandelli, Spalletti e Capello) anche se è difficile pensare che uno di questi possa fare da «traghettatore». Intanto Reja, avversario di giornata che non perde contro la Roma da 5 anni (con Garcia vanta una vittoria e due pareggi), ci ha messo il carico dopo aver interrotto il digiuno di vittorie dell’Atalanta all’Olimpico dopo 13 anni: «Siamo stati superiori fisicamente e psicologicamente, lo scarto poteva essere più ampio».