Garcia impietrito: «Uniti per costruire»

garcia230

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Non l’avevano capito, non subito. Per chi è abituato al frastuono dell’Olimpico di una volta, le due esplosioni sembravano assomigliare a quelle dei cosiddetti «bomboni», così vietati ma così immancabili nelle partite della Roma di poco tempo fa. Perché allo Stade de France di Parigi, c’era tanto giallorosso — di oggi e di ieri — che colorava il campo e la tribuna. Finché il nero del lutto, alla fine, non ha prevalso.

L’ANSIA Sveliamo un retroscena. Tutta la squadra giallorossa e gli uomini a essa più vicini hanno un gruppo su WhatsApp per comunicare. Ebbene, nella notte della tragedia, è stato subito un rincorrersi di messaggi sapendo che in campo c’erano Digne e Rüdiger, e soprattutto sugli spalti Garcia, Vainqueur e il preparatore Scala. Ad un certo punto è stato il team manager Manolo Zubiria a rassicurare i giocatori sul fatto che l’allenatore — contattato anche dal d.s. Walter Sabatinistava bene. Nel fisico, ovviamente, perché quando gli elicotteri hanno cominciato a sorvolare lo stadio e si è profilato il primo bilancio della carneficina, Garcia è rimasto colpito al cuore, tanto da non voler neppure stare a parlare dei particolari pratici di tutti: come la difficoltà nel ritorno a Parigi (taxi introvabili, passaggi occasionali da parte di generosi sconosciuti), l’angoscia per la città paralizzata eppure deserta. «Il mio pensiero va alle vittime e ai feriti di questa tragedia — commenta —. Non ci sono parole per descriverla. Restiamo uniti per costruire un futuro migliore». Che si sia vissuto un dramma, però, lo dimostrano le parole di Francesca Brienza, la fidanzata che lo accompagnava. «Negli occhi, come in un film, mi scorre ancora il panico, la paura e l’angoscia».

NUOVI E VECCHI La stessa che rivedono anche Rüdiger e Digne, rivali in una partita surreale. «Noi siamo tornati a casa senza problemi — commenta il tedesco — ma siamo ancora tristi e sotto choc per tutto ciò che è successo». Anche il francese ha poca voglia di parlare. «Tutti i pensieri vanno ai familiari delle vittime». Non le dimentica neppure Vainqueur, che ci tiene a far sapere: «Vorrei fare coraggio a Lass (Diarra, ndr) e a tutte le famiglie delle vittime della tragedia». Sotto choc, hanno raccontato, anche due ex romanisti: Olivier Dacourt e Vincent Candela. «Ero allo stadio — commenta quest’ultimo —. È stata colpita la mia nazione. Voglio solo recitare una preghiera Cherokee: “Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capirne la differenza”. Un pensiero alle famiglie di chi non c’è più». Lo stesso che hanno tutti i romanisti in giro per il mondo o rimasti a casa, da Florenzi a Pjanic, da De Sanctis a Totti, che conclude: «Non ci sono parole…». E forse stavolta è giusto così.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti