Fonseca: «Chi non regge le pressioni, coltivi patate»

In poco meno di 48 ore,  il castello degli alibi viene giù. Sono bastati due soffi. Il primo da parte dell’ex Nainggolan in un’intervista a La RepubblicaL’ambiente romano? Ma dai sono cavolate. Radio e giornali ci sono ovunque»). L’altro, ancora più decisivo e incisivo perché arrivato da un attuale tesserato del club, è di Fonseca: «Chi non è in grado di sopportare la pressione non può fare il calciatore professionista. In particolare mi si chiedeva dell’ambiente romano. Io quello che vedo e sento è il sostegno costante dei tifosi in casa e in trasferta. La pressione c’è dove si vuole vincere, chi non la sa gestire deve prendersi un appezzamento di terreno e coltivare patate». Gioco, set, incontro. In pochi secondi, il tecnico spazza via anni di giustificazioni, scuse e discolpe, spesso nemmeno richieste. Domanda poco apprezzata a Trigoria con animata discussione a conferenza conclusa sull’opportunità o meno di farla. Di certo, il termine «accontentarsi» non deve far parte del vocabolario di Fonseca. Inevitabile, dopo gli stop a catena di Pellegrini, Mkhitaryan e Zappacosta, una riflessione: «L’infortunio più frequente è quello al flessore e noi abbiamo avuto solo un caso, quindi non si può parlare di cattiva pianificazione. Un aspetto da tener conto è il recente passato di alcuni calciatori. E in questo caso è elevata la percentuale di ricadute quando i soggetti sono a rischio. Poi ci sono degli infortuni casuali ed è impossibile controllarli. La vera questione è se si sta lavorando per prevenirli e la risposta è sì. Accade però ovunque. Allora mi domando se tutti stanno lavorando male. Invece mi chiedo, la sequenza di gare ravvicinate è adeguata allo sforzo fisico di un calciatore? Succede in tutte le squadre che competono su più fronti». Lo riporta Il Messaggero. 

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