Intervistato ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, l’attaccante del Brescia, Florian Aye, ha raccontato del suo primo incontro con Even N’Dicka, difensore appena approdato alla Roma. Il racconto, parte dai tempi dei primi esordi con l’Auxerre: “Ma davvero sei del ‘99? Sembri mio padre”. Le prime parole che l’attaccante gli rivolse, poi continua: “Era dominante, faceva impressione. Era al primo allenamento con noi, che eravamo due anni più grandi. Ma credimi non se ne sarebbe accorto nessuno. Siamo entrati subito in sintonia. Una cosa che mi ha colpito? La tranquillità con cui rischiava la giocata. Sembrava il capitano, invece noi sapevamo a stento il suo nome”.

Caratterialmente?
“Sai quando dici che uno è nato con la battuta pronta? Ecco Evan. Era uno che scherzava sempre, in spogliatoio ma anche fuori. Prendevamo in giro chi si vestiva male, eravamo insopportabili. Ma quante risate”.

Voi lo avete mai preso in giro?
“Si era comprato una giacca con la pelliccia che si metteva sempre, ovunque dovessimo andare. Si presentava con quella agli allenamenti ma anche la sera per andare a cena fuori. Non sai quante gliene abbiamo dette. Sapeva che lo facevamo perché gli volevamo bene. Il colmo è stato quando è arrivato il caldo… e lui continuava a mettersi quella giacca invernale. Anche con quaranta gradi, era diventata una seconda pelle”. 

Nella vita privata?
“Non era uno a cui piaceva uscire o fare festa. Poi sì, è sempre stato un ragazzo allegro, ma era molto determinato nel volercela fare. Anche se, viste le sue qualità, c’erano pochi dubbi. Era pronto per fare il salto”. 

Come vedi il trasferimento alla Roma?
“Penso che la Roma sia una grande scelta, può imporsi e fare benissimo in Italia”.