Florenzi-Candreva è derby di fascia: «Però tra amici»

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Mettiamola così: il presidente Tavecchio ha talmente voglia di nuovi titoli azzurri da mettere in bacheca, che benedice subito Antonio Candreva e Alessandro Florenzi come «un campione del Mondo e un probabile campione del Mondo»? Così parrebbe, ma il presidente è così sintetico nel suo eloquio da unire il Perrotta, testimonial a Baku, con (almeno) uno dei due ragazzi al suo fianco. Ma prendiamo il tutto come un’affermazione di buon auspicio.

VOGLIA DI PRIMATO – «Sarà una bella sensazione giocare nel nostro stadio – dice Florenzi –. La maglia della Nazionale deve essere tatuata sulla pelle di ciascuno di noi. Contro la Norvegia sarà importante vincere per il ranking e non farci superare dal Belgio». Gli fa subito eco Candreva: «Ci teniamo ad arrivare primi, può essere utile per i futuri sorteggi. E poi è un motivo di orgoglio indossare l’azzurro nella propria città. La prima volta che mi è successo, contro l’Argentina, è andata male, ora ho un’altra chance».

I cambi di modulo, poi, per tutti e due sono una ricchezza. «Non si perde l’identità variando», spiega Candreva. Anche a livello personale, nonostante una fascia destra contesa, la duttilità è un vantaggio. «Cambiare ruolo non è un problema – dice il giallorosso –. Ciò che conta è avere unicità in ogni ruolo. Con Antonio, poi, non c’è rivalità. In azzurro non pensiamo a Roma e Lazio». Proprio per questo forse le ambizioni della Nazionale sono grandi. «Penso a gara dopo gara, ma per vincerle tutte», chiosa Florenzi. E Candreva conclude: «Le altre Nazionali ci temono. Per questo ogni volta partiamo per vincere».

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