Facce da Champions

Il Messaggero (S. Carina) – Definitela come preferite. Fatto sta che dopo il pareggio dell’Inter, per la Roma la trasferta di Milano non è più un esame ma un’occasione. Tra Mourinho che continua ad approfittare della squalifica per non parlare e alimentare malumori e indiscrezioni, situazioni mai risolte che tornano in superficie (Karsdorp non convocato) e mercato fermo, ce n’è abbastanza per augurarsi che questa sera, come già accaduto a San Siro a ottobre, ci pensi Dybala.

Da Abraham a Zaniolo, passando per Pellegrini e la stessa Joya, aspettando un segnale da Belotti e Spinazzola e incuriositi dal nuovo arrivato Solbakken, basterebbe che soltanto uno di questi si svegliasse per portarsi dietro gli altri.

Nel nuovo anno, il quarto posto è la stella polare da (in)seguire per evitare di ritrovarsi a giugno a fare i conti con una diaspora. La Champions è infatti il palcoscenico a cui ambiscono i due Special della Roma. Tra i paletti del fai play finanziario e le ambizioni dei diretti interessati, soltanto il quarto posto garantirebbe di pianificare con ambizione il terzo anno di José.

Nonostante le numerose assenze (Maignan, Florenzi, Ibrahimovic, Origi, Krunic, Messias, Ballo-Touré, Rebic, e Kjaer) a Salerno il Milan di Pioli (uno dei 5 tecnici che Mou non ha mai battuto: lo era anche Simone Inzaghi ad ottobre…) è sembrato più in palla della Roma che ha superato il Bologna. Questione di gamba più che di gioco, anche perché spesso il secondo, almeno per le squadre di José, è una conseguenza del primo. Sbagliati infatti dire, dopo un anno e mezzo di Mou, che la Roma non abbia una fisionomia. Ce l’ha, magari non esalta i palati fini del bel gioco, ma lo spartito del portoghese è abbastanza chiaro: difesa solida, squadra corta che lascia il possesso-palla all’avversario per poi affidarsi alla qualità sei singoli negli spazi.

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