Edin, un fantasma isterico alla ricerca del gol perduto

Roma - Genoa garcia dzeko espulsione

Il Messaggero (M.Ferretti) – C’è chi, dopo aver visto Florenzi volare tra le braccia di Rudi Garcia per festeggiare la propria rete, ha decriptato l’immagine con questa didascalia: tenemoselo stretto sennò arriva qualcuno che ci fa allenare davvero… Una cattiveria gratuita, non c’è dubbio. Ma nel calcio, indipendentemente dalla limpidezza morale di Florenzi, ci sta tutto. Il gesto, che da fuori campo è sembrato sincero, spontaneo e non studiato, ha scatenato la disapprovazione di una parte del pubblico, che non aveva mancato di fischiare sia la squadra che il tecnico già prima dell’avvio. Perché non può essere un gol o una vittoria contro il malandato Genoa a far dimenticare, ad esempio, l’umiliazione patita in Coppa Italia contro lo Spezia. Detto di Florenzi, abbonato agli abbracci post gol (ricordate nonna Aurora?), va aggiunto che una scena più o meno simile si è vista anche dopo il gol di Sadiq, pazzo di gioia per la prima rete in Serie A.

PRIMO ROSSO – Quando il nigeriano ha battuto per la seconda volta Perin, Edin Dzeko, l’uomo deputato a far gol, era già in abiti borghesi a seguire la partita da bordo campo (e, per questo, cacciato per la seconda volta dal quarto uomo), dopo aver mandato platealmente a quel paese (in perfetto inglese) l’arbitro Gervasoni. Che, a dire del bosniaco, non gli aveva fischiato un calcio di rigore a favore dopo un corpo a corpo con Munoz. Prima espulsione in carriera per l’ex City e prima grossa figuraccia con la maglia della Roma, al di là del rosso isterico. Il fatto è che Edin ha infilato un’altra partita vuota: ha provato a far gol ma, come gli sta capitando molto di frequente, ha steccato su tutta la linea. Dzeko non sarà il miglior centravanti al mondo (anzi, non lo è), ma non può essersi così impippito come appare in questo periodo: chi lo conosce bene, magari per averlo avuto nella propria rosa, lo descrive come un attaccante che ha bisogno del costante sostegno di allenatore e ambiente. Che, insomma, sia un uomo fragile psicologicamente. L’esatto contrario, insomma, di ciò che servirebbe in un momento così delicato per la Roma. Tre reti all’attivo (due su calcio di rigore), cioè 13 meno di Higuain e anche una meno di Borriello. E, su azione, gli stessi gol di Sadiq. C’è qualcosa che non va, è chiaro. Sta a lui, prima che ad ogni altro, scoprirlo ed eliminarlo.

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