Ecco Eusebio lo stratega

Corriere dello Sport (R.Maida)Altro che integralista: Eusebio Di Francesco è un allenatore a trazione integrale. Prepara la squadra seguendo un principio, un’idea, che spera di vedere sviluppato sul campo. Poi però è pronto a modificare lo spartito, a correggersi, a sfruttare le condizioni della partita per ribaltarle a proprio favore. Se mai ce ne fosse bisogno, a Milano ha dato un’altra prova di flessibilità che è stata forse decisiva per la vittoria della Roma: non riuscendo a mettere pressione a Biglia, ha avanzato Nainggolan sulla trequarti e stretto i due mediani della Nazionale, De Rossi e Pellegrini, davanti alla difesa. La vittoria è nata lì, da quel leggero aggiustamento tattico che ha consentito una risposta più omogenea al 3-5-2 di Montella.

INTUIZIONEE’ stata una Roma molto spallettiana, almeno nella disposizione degli uomini. Ma Di Francesco non ha problemi a intervenire su se stesso, ristrutturando intuizioni altrui, se fiuta l’occasione di trarne vantaggio. In questo è molto diverso da Zeman, che una volta a Firenze in Coppa Italia fu quasi obbligato dalle tante assenze a schierare la difesa a tre e poi, subito dopo aver vinto la partita ai supplementari, andò in sala stampa a scusarsi: «Non succederà più» raccontò.

FLESSIBILITA’ – No, in questo Di Francesco non è affatto zemaniano. E proprio grazie alla difesa a tre – anzi a cinque – ha salvato un pareggio importantissimo nella serata di esordio in Champions League. Dopo lo 0-0 all’Olimpico contro l’Atletico, criticato da Dzeko e da parte dei tifosi, la Roma ha acquisito fiducia e ha vinto cinque partite su cinque, rientrando in corsa per le primissime posizioni in campionato e garantendosi l’obiettivo minimo internazionale: il terzo posto nel girone che varrebbe i sedicesimi di Euroleague.

MOVIMENTI – Lo ha fatto nel Sassuolo, lo ha fatto nella Roma. E in questa ricerca del meglio non cambierà. Ecco cosa intendeva quando parlava di «integralismo che non per forza è un difetto». L’integralismo non è negli schemi e nei numeri ma nella filosofia di gioco, sempre aggressiva e propositiva, e nella cultura del lavoro, che prevede un’intensità massimale in ogni allenamento.

PADRONE – Sembrano passati mesi dai giorni delle perplessità, delle domande, delle insinuazioni. Invece la partita con l’Atletico è del 12 settembre. In tre settimane, con un filotto di cinque vittorie, Di Francesco ha scacciato le contestazioni preventive e le bocciature sommarie. Non ha ancora visto la Roma che piace a lui, se non a sprazzi, sul piano della verticalità e della gestione del pressing. Ma con il turnover e la chiarezza ha acquisito autorevolezza agli occhi dei giocatori, molti dei quali stanno rendendo al massimo delle loro possibilità: da Alisson (ieri 25 anni, auguri) che para tutto a Dzeko che segna sempre, passando per Fazio che ha dimostrato di saper giocare con profitto anche in una difesa a quattro. I risultati hanno aiutato Di Francesco, ovviamente, ma Di Francesco ha aiutato la Roma a ottenere i risultati. Anche cambiando, ove fosse necessario, perché il 4-3- 3 non è un dogma e conosce molte variabili.

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