Dzeko, che liberazione: “Ok i sacrifici, ma i gol sono il mio mestiere”

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La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Quelle braccia larghe, quasi a voler abbracciare un po’ tutto lo stadio. Un gesto di festa, è ovvio, ma anche di liberazione e di sollievo. Perché l’astinenza cominciava a pesare eccome, al di là delle dichiarazioni ufficiali. Del resto, Edin Dzeko ieri era l’uomo più atteso anche per questo, perché non segnava da oltre due mesi (l’unico gol stagionale era arrivato il 30 agosto con la Juventus), astinenza che in Champions si allungava molto più in là, addirittura a quasi due anni: 27 novembre 2013, colpo di testa su assist di Milner nella vittoria per 4-2 del Manchester City sui cechi del Viktoria Plzen. E allora la liberazione è legittima, attesa quasi quanto il gol.

FELICE MA… – Ieri Dzeko ha fatto la solita partita di sacrificio, aprendo le danze con quell’assist a Salah in cui prima attira su di sé 5 giocatori e poi lancia l’egiziano. Più tardi, invece, è lui ad andare in verticale e a superare Leno con un piatto a fil di palo. «Non posso essere soddisfatto di aver segnato finora solo due gol – dice l’attaccante bosniaco – Ma sono molto felice di averlo fatto in questa gara, contribuendo alla vittoria. Qui nessuno mi ha messo pressione, nessuno mi ha fatto pesare i pochi gol. Ma è chiaro che quando fai il centravanti tutti da te si aspettano quelli. Questo è il mio lavoro, spero di farlo sempre meglio». Del resto, i centravanti sono fatti proprio così. Va bene il sacrificio, vanno bene anche le sponde e i ripiegamenti difensivi («Da lui mi aspetto i gol, ma anche le giocate come quella per Salah», dice il d.s. Sabatini), ma se poi non segni non puoi essere felice. «Ho giocato spesso per la squadra, è vero – continua Dzeko – Dedico il gol a società, tifosi e compagni. Ma dobbiamo migliorare nella fase difensiva. Dopo aver dominato un tempo, non può succedere di sparire così dal campo e sprecare tutto in appena 5 minuti».

MIRE TIFA PER LUI – Del resto, era già successo a Leverkusen nella sfida d’andata, dove Dzeko entrò nel finale, sul 4-3 per la Roma. Ieri, invece, è tornato a sorridere per la seconda volta stagionale (al 25o tiro in giallorosso) e magari questo è un gol che lo può sbloccare definitivamente. Poi, è vero, ci sono anche 22 palloni persi su 44, esattamente il 50% di quelli giocati. Sembrano tanti, e in effetti lo sono. Ma pazienza, migliorerà anche questo aspetto. Anche perché domenica c’è il derby e la Roma si aggrapperà ancora di più a lui, visto che contro la Lazio mancherà per squalifica il suo gemellino del cuore, Miralem Pjanic. «Dovevamo chiudere la partita in anticipo, nel primo tempo abbiamo creato tante occasioni – dice alla fine il fantasista bosniaco – Spesso abbiamo dei problemi a gestire il vantaggio, non riusciamo a chiudere le partite. Per fortuna stavolta è andata bene: il passaggio del turno non è ancora sicuro, ci manca di chiudere il discorso qualificazione. Prima però c’è il derby, vogliamo vincere anche quello». Lì Pjanic tiferà ancora di più per Dzeko, lui che ha contribuito in modo decisivo a convincerlo ad accettare l’offerta della Roma. Poi voleranno insieme a casa loro, in Bosnia, per preparare al meglio lo spareggio europeo contro l’Irlanda. Con una certezza in più, Dzeko è tornato finalmente a segnare.

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