Dzeko cerca la prima fila grazie a un record

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Il Corriere Dello Sport (R.Maida) – Un gol da amichevole, nell’indifferenza mediatica, può costruire una grande storia. Nella testa di Edin Dzeko la trasferta della Bosnia a Zurigo rimarrà scolpita a lungo, perché è servita a fissare un traguardo prestigioso: con 46 gol in nazionale è diventato il più prolifico attaccante di sempre di tutta la ex Jugoslavia. Un bel modo per presentarsi al secondo derby romano, dopo l’esordio con gol nella partita d’andata.

DUELLO – In questa speciale classifica, evidenziata con orgoglio dai dirigenti federali di Sarajevo, Dzeko ha raggiunto un mostro sacro come Davor Suker, il centravanti della Croazia che vinse la classifica cannonieri del Mondiale 1998. In realtà l’annuncio bosniaco è sbagliato, perché celebra un sorpasso che non c’è: Suker,  48 anni, oggi presidente della federcalcio croata, ha segnato un gol nella Jugoslavia unita (in cui ha giocato solo due volte) e 45 nella Croazia indipendente. Dunque la somma è 46, proprio come Dzeko.

GLI ALTRIStaccati invece il  primo marcatore della stessa Jugoslavia (Stjepan Bobek: 38 gol tra il 1946 e il 1956) e il migliore della Slovenia (Milivoje Novakovic: 31 gol tra il 2006 e il 2015). Ancora più indietro i primatisti macedone (Goran Pandev: 26 gol) e montenegrino (Mirko Vucinic: 17 gol).

SCALATADzeko, inoltre, ha raggiunto al sessantaseiesimo posto tre giocatori nella classifica mondiale di tutti i tempi: a 46 gol sono arrivati anche il messicano Jared Borgetti, il saudita Al Jaber e soprattutto il brasiliano Neymar, che essendo giovanissimo avrà ancora modo di migliorare il suo risultato. Al prossimo gol con la Bosnia, Dzeko aggancerà un idolo della storia della Roma come Rudi Voeller, che con la Germania toccò quota 47 gol.

LEGGEREZZA – Con la rete segnata in Svizzera-Bosnia, intanto, ha portato a 13 il suo totale di gol stagionali: 7 in campionato e 2 in Champions League con la Roma più 4 con la nazionale. Da capitano della nazione a cui è legatissimo, può essere estremamente soddisfatto. Da centravanti romanista un po’ meno, tanto che Spalletti non gli può promettere per ora un posto da titolare contro la Lazio. «Abbiamo giocato alla grande, soprattutto il primo tempo – ha detto con un sorriso negli spogliatoi di Zurigo – Siamo molto orgogliosi del risultato. Sono contento che l’allenatore abbia dato la possibilità a tutti gli esordienti di giocare». Dzeko è felice anche per il gol dell’amico e compagno Pjanic: «Avete visto che punizione? E’ un tiro da vedere e rivedere…». Peccato che questa vittoria non serva in vista dell’Europeo: la Bosnia, e quindi i tre romanisti Dzeko, Pjanic e Zukanovic, potrà guardarlo solo in televisione. «Ma ora la mia testa va soltanto sul derby – ha aggiunto Dzeko – dobbiamo ritrovare tutti la massima concentrazione per una partita che per noi è importante».

BIVIO – E’ importante per la Roma, che deve difendere il terzo posto e magari insidiare il secondo, ma lo è anche per il calciatore Dzeko, in cerca di certezze per il futuro. Era venuto alla Roma perché al Manchester City non giocava quasi mai ma dall’arrivo di Spalletti si è ritrovato spesso nella stessa zona che occupava in Inghilterra: la panchina. E’ successo cinque volte (Sampdoria, Empoli, Fiorentina e Inter in campionato, l’andata con il Real Madrid in Champions League) sulle dodici in cui è stato disponibile. Troppo poco per i suoi emolumenti – oltre 4 milioni netti a stagione fino al 2020 – e per le sue qualità. Non avrebbe bucato le frontiere della storia balcanica, Dzeko, se non fosse stato un campione.

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