Draghi: “Difendiamo il merito nello sport”. Il piano per la tregua

La Repubblica (T. Ciriaco)A metà pomeriggio interviene Mario Draghi. Quattro righe in tutto, limate per cinque ore. “Il governo — sostiene il premier — segue con attenzione il dibattito intorno al progetto della Superlega calcio e sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport“.

Sceglie la scia degli altri leader europei. Usa toni più sfumati rispetto a quelli durissimi di Boris Johnson ed Emmanuel Macron, ma sostanzialmente aderisce alla scomunica dei dodici club. Parallelamente e sottotraccia, però, l’esecutivo è pronto a muovere qualche passo per consigliare una mediazione. Al lavoro, discretamente e nei limiti imposti dal libero mercato, per evitare l’esplosione del sistema.

Il capo dell’esecutivo non era del tutto impreparato rispetto all’eventualità della “secessione”, ma resta comunque sorpreso dall’accelerazione impressa in una domenica notte di metà aprile. Tra i protagonisti c’è tra l’altro anche Paolo Scaroni, che Draghi conosce bene e che ricopre la carica di presidente del Milan. Basta poco a rendere chiaro a Palazzo Chigi che il silenzio non può durare a lungo, perché la questione diventa autenticamente “nazionale”. Dopo la nota ufficiale, però, l’esecutivo si concentra sul secondo step, una moral suasion che provi a mettere ordine in un quadro potenzialmente compromesso.

Moral suasion innanzitutto verso Juventus, Milan ed Inter, che da sole rappresentano metà del bacino del tifo nazionale. L’obiettivo è riportare le parti al tavolo della trattativa, favorendo una mediazione tra i club, la Lega Serie A e la Federazione. In prospettiva, anche con l’Uefa. Oltre, almeno per il momento, l’esecutivo non si spinge. Ci sono le regole del mercato e l’autonomia dello sport.

È evidente però che i fatti rischiano di costringere Draghi a mettere presto mano al dossier per provare a cambiare una storia che, altrimenti, promette due finali contrapposti, ma entrambi negativi. Senza un restyling dell’intero sistema, infatti, i principali club del Paese faticheranno a far fronte allo squilibrio finanziario nei conti. Ma con la secessione della Superlega, è il resto della galassia sportiva a temere il default. In entrambi i casi, un grosso problema per chi governa.

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