Corriere dello Sport (F.Zara) – Piove a Casteldebole, pioggia fitta, dribbling tra le pozzanghere, ciglia come tergicristalli. Piove sul Bologna, azzoppato da infortuni e squalifiche; piove su una squadra che non vince da sei partite e che si prepara ad affrontare una gioiosa macchina da guerra. Pioverà stasera a Roma, il meteo dice temporale e grandine, quale allegria. «Vorrei giocarla io una partita come questa». Roberto Donadoni, in vena di confidenze. Una partita come questa, cioè già segnata – sulla carta – da un pronostico avverso. Eppure: le partite, prima di perderle o vincerle, si devono giocare. E Donadoni è uno di quelli che vede oltre la pioggia. E quindi: se non sarà sereno, si rasserenerà.
GUARDIAMO NOI, NON LORO – «Voglio la determinazione che non ho visto in queste ultime partite. Conosco il valore della Roma. Ma non dobbiamo pensare a loro, piuttosto concentriamoci su di noi, su quanto saremo capaci di fare». Lo ripete ai cronisti, lo ripeterà anche alla squadra. «Queste sono le partite in cui devi far vedere cosa sai fare». Bologna senza Mirante, senza i due veterani della difesa, Gastaldello è squalificato, Maietta è infortunato; senza Destro che resterà in panchina (nel club è prevalsa la linea della cautela: il centravanti tornerà disponibile dopo la sosta), senza Verdi, reduce dall’operazione alla caviglia. «Ci siamo sentiti al telefono. Mi spiace un sacco per Simone, sarebbe andato anche in nazionale. Tutti vedono la grande qualità di questo ragazzo, ma lui sa unire anche la quantità». Primo problema: come si ferma Dzeko? Il capocannoniere del campionato (10 reti) è reduce da una doppietta in Europa League. Donadoni abbozza. «Diciamo che è un bel provino per la difesa. Ma non c’è solo Dzeko. Io penso a Salah, a Perotti, a El Shaarawy». Gli si fa notare che anche la Roma è in emergenza. Donadoni sorride. «Sì, certo. Però se do un’occhiata alla loro panchina penso che tutti quelli sarebbero titolari nella mia squadra». Secondo problema: che partita può impostare il Bologna? «Se concediamo spazi, la Roma diventa pericolosissima. Ho detto ai miei: non andiamo negli ultimi venti metri con un solo giocatore, andiamoci in tre-quattro, pensiamo che anche noi possiamo far qualcosa lì davanti».