De Sisti, il bomber che non ti aspetti: “Italia, che ricordi”

Corriere dello Sport (F. Balzani) – Sarà che ho quasi 80 anni ma quando mi fate parlare di certe partite mi scende la lacrima“. Si emoziona Giancarlo De Sisti. E sono emozioni sincere. Si commuove a ricordare le imprese in azzurro e non solo. Da calciatore, prima, e da allenatore, poi. Il centrocampista che ha rappresentato tra il 1960 e il 1990 l’immagine della persona seria, del calciatore professionista capace di vincere uno storico scudetto a Firenze e di arrivare con l’Italia sul tetto d’Europa per la prima e unica volta (finora) della sua storia. Una bandiera a Roma come a Firenze dove sfiorò il tricolore pure da allenatore.

Oggi Italia-Austria, le ha segnato due gol proprio contro agli austriaci il 31 ottobre 1970 e il 20 novembre 1971. Cosa ricorda di quelle giornate? 

Sono onorato che lo ricordate visto che ho segnato solo quattro gol con l’Italia. Non ero certo un goleador, pare ce l’avessi con gli austriaci (ride, ndr). Ricordo agrodolce perché nella prima sfida ci fu il bruttissimo infortunio di Gigi Riva che si ruppe una gamba dopo una brutta entrata e non è bastato per arrivare alla finale perché abbiamo in una di preliminare col Belgio. Era un avversario tosto quell’Austria ma anche questa lo è.

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Domanda d’obbligo: l’Italia può ripetere l’impresa del 1968? 

Le premesse ci sono. Anche la nostra Italia, come quella attuale, veniva da un fallimento: la nostra aveva perso con la Corea al mondiale inglese. Entrambe hanno in comune la fame di vincere e hanno l’entusiasmo dei tifosi. Mi sembra un gruppo molto forte, in parte mi ricorda come unione d’intenti quello del 1982.

La sua Italia aveva rotto un digiuno lungo 30 anni. Qual è il ricordo che le viene in mente? 

Si giocava a casa mia, a Roma ed ero l’unico romano di quella squadra. Ho chiesto i biglietti ai miei compagni di Nazionale per far entrare alla finale parenti e amici: sugli spalti c’era mezzo Quadrado e tutti scandinavo il mio nome. È stato bellissimo, ma chi cavolo se lo immaginava che potevo diventare Commendatore al Merito e vincere una finale europea. Ho ricordi splendidi. Fu una cosa spontanea da parte della gente in tribuna, in quel momento capimmo che stavamo facendo la storia anche per loro visto che il ’68 è stato un anno particolare anche a livello storico e politico. Non è retorica, ma la nostra Nazione vive di questo.

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