De Rossi-Roma, una storia chiusa

Dà appuntamento alla sua gente De Rossi e come sempre allo stadio. Non il 26 maggio, giorno in cui si sfilerà la maglia della Roma per l’ultima volta: “Mi vedrete tra voi, magari intrufolato anche in un settore ospiti, con una birra e un panino. A tifare per i miei amici“. Lunedì si è trovato fuori dal cancello di Trigoria, costretto o accompagnato conta poco, di sicuro non di sua volontà: “Lo varcai per la prima volta a undici anni, la mia macchina ormai ci arriva da sola“. A comunicare la decisione è stato Fienga che ha proposto: “Mi avrebbe fatto comodo avere un vice come lui nel prendere le decisioni in un contesto nel quale l’azienda si è resa conto di dover cambiare e correggere le scelte fatte nel recente passato per consentirci di ripartire. E’ dirigente da un bel pezzo, lui non vuole dirlo. Preferisce ancora giocare e lo rispettiamo“. Il Capitano ha detto no: “Mi sono sentito calciatore tutto l’anno nonostante i problemi fisici. Mi farei un torto se smettessi ora. Mi immaginavo zoppo con i cerotti che chiedevo di finire e loro di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo sennò mi faccio male da solo. E vado avanti“. Nessun rimpianto in carriera per lui: “Non tornerei mai indietro e non cambierei una virgola sulla decisione di restare sempre fedele alla Roma”, aggiunge: “Il romanismo è importante ed è in mani salde con Lorenzo e Alessandro“. Lo scrive Il Messaggero.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti