Dall’ecomostro di Tor di Valle alle nomine le manovre temerarie di “Johnny” Caudo

caudo

Il Messaggero (L.De Cicco) – Era entrato in Campidoglio al grido di «niente speculazioni». Ma alla fine la sua esperienza di assessore comunale con delega all’Urbanistica verrà ricordata principalmente per quell’opera incompiuta che è lo stadio a Tor di Valle, «l’Ecomostro», come lo hanno ribattezzato subito tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese, un castello di carte (e che, solo sulla carta, sopravvive) impantanato da mesi negli uffici della Regione per colpa delle tante lacune progettuali mai sanate dai privati. Lui però, «Johnny» Caudo, come l’avevano ribattezzato i colleghi di giunta, attraverso il Dipartimento Urbanistica gestito dal fedelissimo Antonello Fatello (insieme al quale oggi è indagato nell’inchiesta sulle torri dell’Eur) aveva dato il via libera all’operazione. Nonostante le gigantesche falle presenti nel progetto, emerse appena tutti gli elaborati sono stati trasmessi alla Regione, dove infatti il progetto è significativamente in stand-by da mesi. Ma del resto, non sono mai state un mistero le simpatie di Caudo verso il grande sponsor, insieme a Pallotta, del progetto Tor di Valle (86% di cubature per negozi e uffici privati, appena il 14% per lo sport), vale a dire il costruttore romano Luca Parnasi, a sua volta vicino proprio a Fatello. Nomi, amicizie, rapporti d’affari, che, a leggerli tutti di fila, sembrerebbero quasi suggerire l’idea di una rete che mette insieme funzionari pubblici, imprenditori e politici. O di “tecnici” prestati alla politica, come si è sempre definito Caudo, siciliano, classe ’64, architetto urbanista formatosi tra l’Olanda e New York, fino ad approdare alla cattedra di Roma Tre, partendo da ricercatore.

LE CRITICHE DEI COLLEGHI – Nonostante in tanti, anche all’interno della sua maggioranza, lo avessero sconsigliato, Ignazio Marino decise di portarselo in giunta e di affidargli la «Rigenerazione Urbana». Appena arrivato nel suo ufficio all’Eur, decise di appenderci la mappa del Piano regolatore, proprio lui che poi avrebbe avallato e sostenuto un progetto, quello di Tor di Valle, che concede ai privati una colata di cemento da quasi un milione di metri cubi grazie a una maxi-deroga, attirandosi le ire di tutti i “colleghi” dell’Istituto nazionale di Urbanistica. Ma l’avventura di Caudo in Campidoglio è costellata di operazioni controverse, come la lottizzazione di Palazzo Raggi per trasformarlo in un mega-store fra via del Corso e via del Gambero. Un progetto per cui, secondo la Procura, Bonifaci e i suoi collaboratori avrebbero provato a condizionare anche i funzionari del dipartimento Urbanistica, compreso Fatello. Nei due anni e mezzo in giunta, non si contano poi le frizioni di «Johnny» con la sua maggioranza. Accusato di immobilismo, per i tanti progetti rimasti fermi, in più di un’occasione dovette piegarsi al Pd, come per la riqualificazione delle caserme di via Reni, giugno 2014, quando dovette modificare un progetto che, secondo i dem, prevedeva tempi troppo lunghi. Ora, tornato a insegnare, iniziano ad arrivare gli amari lasciti di quell’esperienza al governo, sotto forma di avvisi di garanzia. Prima ancora che per le torri dell’Eur, neanche un mese fa, è stato indagato per abuso d’ufficio per le nomine nel suo staff.

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