Dalla firma allo stop: 8 anni di Tor di Valle

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – È un po’ come se, il giorno prima delle nozze, lo sposo guardi meglio la propria fidanzata e le faccia capire che, a pensarci bene, non è che sia proprio un grande amore. Questo è lo stato del rapporto che c’è fra la Roma e il progetto per il nuovo stadio che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. Oggi saranno passati ben 8 anni da quel 30 dicembre 2012, quando, in Florida, davanti ai giornalisti schierati l’ex presidente Pallotta e il costruttore Parnasi concludevano un accordo che faceva ipotizzare l’apertura del nuovo impianto nel 2016.

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Il progetto non è mai stato digerito da una parte della maggioranza del Movimento 5 Stelle che governa Roma. Inoltre, nel mondo post-Covid, la famiglia Friedkin ritiene superfluo quel «business park» per uffici che correrebbero il rischio di restare vuoti, costringendola però a investire da subito circa 300 milioni per oneri di urbanizzazione, sui 900 complessivi.

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In alternativa, da tempo il comune di Fiumicino offre corsie preferenziali per averlo, mentre resta in piedi l’ipotesi Tor Vergata, ma che comunque avrebbe nodi burocratici da sciogliere. Ne consegue che il nuovo dirigente Stefano Scalera, da gennaio farà una ricognizione generale. In ogni caso, anche se si andasse avanti con un Tor di Valle «dimagrito», la prima pietra non sarà mai messa prima del 2022, ipotizzando così l’apertura a non prima del 2025. Comunque vada, l’Olimpico resterà ancora per un bel po’ casa Roma.

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