La Repubblica (M. Juric) – Vito Scala. Prima che esplodesse il sex-gate giallorosso, lo storico preparatore atletico di Francesco Totti era sceso di nuovo in campo per provare a gestire la vicenda poi deflagrata oltre le mura del centro sportivo della Roma. E dire che Scala ci aveva provato. Aveva tentato di trovare una soluzione che accontentasse tutti, evitando un’esposizione mediatica indesiderata. Poi è arrivata la richiesta di risarcimento da 310 mila euro. E il “no” della società.

Cura e discrezione che ha provato a mettere in campo per la dipendente vittima di revenge porn e il suo compagno. Venuto a conoscenza del fatto, il mediatore si era mosso cercando una soluzione. Il 4 ottobre scorso, due anni dopo il furto del video dallo smartphone della donna, aveva convocato le parti: la coppia e il giovane atleta, costretto ad ammettere il misfatto. A quel punto Vito si è ripreso la Roma sulle spalle, un po’ come faceva con Totti, suggerendo un compromesso economico con il club e un’assunzione-ponte in altre aziende per i due fidanzati. Ma la lettera di licenziamento del 9 novembre – mentre lo stesso Scala era a Praga, ignaro della decisione – e la mancata sanzione per il giocatore hanno fatto crollare tutto. Ora la palla è passata agli avvocati, quello della coppia e Lorenzo Vitali, capo dell’area legale del club, sentito ieri in procura federale. Si parla di soldi, di richieste di risarcimento che potrebbero salire ancora. Con Vito Scala costretto a defilarsi.