La Repubblica (G. Cardone – M. Pinci) – Cristiano Ronaldo cerca casa. Non quella che si farà costruire per 17 milioni sterline a Cascais. Ma una nuova squadra, un nuovo inizio. L’attaccante dei record dello United rischia di trovarsi ospite di un progetto che non solo non lo coinvolge: non lo riguarda. Il progetto tecnico di Ten Hag è fondato su un calcio all’olandese, corsa e possesso palla, collettivo e umiltà. Parole che faticano a rintracciarsi nel vocabolario di Cristiano. Il matrimonio celebrato lo scorso agosto è quindi in crisi.
La crisi è, si direbbe, d’immagine: CR7 in Premier è letteralmente sparito, lontano dalle vetrine riservate a De Bruyne e Mané, o in Champions dalle conquiste di Mbappé e Benzema. Inoltre, lo United non farà la Champions, il terreno di caccia preferito da Cristiano. E allora il suo agente Jorge Mendes è già al lavoro trovare una nuova squadra al fuoriclasse. Il problema è: chi può prendere oggi Ronaldo?
Chi può essere interessato a prendere un 37enne con uno stipendio da 23 milioni di euro a stagione? Non i top club europei, orientati su profili meno usurati. Non la Juve, ovviamente, ma nemmeno Inter o Milan. Per questo, nella Roma, c’è chi ha iniziato a sussurrare quel nome. Perché un anno dopo Mourinho, Ronaldo rappresenterebbe un nuovo salto in alto, una molla verso il paradiso. Perché nessuno darebbe un impulso all’immagine del club come lui. Perché entro il 30 giugno, Ronaldo beneficerebbe ancora del vantaggio fiscale che gli permetterebbe di pagare per i redditi provenienti da attività all’estero solo 100 mila euro di tasse. E perché Jorge Mendes con Trigoria ha una corsia preferenziale aperta: dopo Mourinho, ha portato anche Rui Patricio e Sergio Oliveira, e col connazionale Tiago Pinto, timoniere della gestione sportiva, ha un ottimo rapporto dai tempi del Benfica.
Attenzione però: a zavorrare quello che oggi può essere al massimo un sogno concorrono una serie di elementi niente affatto trascurabili. Prima di tutto, le cifre. Ronaldo non è più il calciatore più pagato al mondo, ma la Roma non può permettersi il suo stipendio da 23 milioni di euro. Anche perché non potrà usufruire del decreto crescita che dimezzerebbe almeno il costo delle tasse. E il club ha già problemi con la Uefa riguardo al Fair play finanziario: manca un accordo per il Settlement agreement e una certa preoccupazione in merito si respira.
La prospettiva di un’operazione simile potrebbe sembrare quasi una provocazione: a meno che lo United non partecipi massivamente al suo stipendio. Inoltre la Roma gioca l’Europa League, non certo una competizione attraente per Cristiano. E anche sui suoi rapporti con Mourinho le voci più affidabili sollevano dubbi: dai tempi del Real il rapporto non sarebbe esattamente idilliaco, per usare un eufemismo.