Con Inzaghi in panchina per la Lazio derby festa

La Gazzetta dello Sport (S.Cieri) – Scena prima. È il 4 dicembre 2016. Simone Inzaghi ha appena perso il primo derby da allenatore (2-0). Luciano Spalletti, tecnico della Roma, gli si avvicina, gli dà una pacca sulla spalla e gli bisbiglia: «Bravo lo stesso, questa partita non l’hai persa tu». Come dire «bene ragazzo, continua così che, forse, tra qualche anno vincerai tu». Scena seconda, tre mesi dopo. Altro che anni. Già al secondo tentativo Inzaghi dà una lezione tattica al collega più esperto, nella semifinale di andata di Coppa Italia (2-0). E poi si concede la gioia al ritorno un mese dopo (anche se perde, per 3-2, ma passa il turno) e poi si ripete in campionato: 3-1 nel match di ritorno.

ANIMALI DA DERBY – Se invece che in una stracittadina il confronto col collega più rinomato ci fosse stato in un’altra partita, forse Inzaghi ci avrebbe messo davvero anni a batterlo. Ma il derby è bello proprio per questo. Un jolly che può cambiare il corso di una carriera. E nella incredibile ascesa di Inzaghi come tecnico quelle tre stracittadine (due vinte, una persa, ma è come se fossero state tre vittorie) hanno significato tantissimo. Quest’anno non avrà più di fronte Spalletti, ma quel Di Francesco con cui ha incrociato varie volte i tacchetti nei derby a cavallo del 2000. Una nuova sfida, altrettanto affascinante, per la quale il tecnico laziale e i suoi assistenti sono già al lavoro da giorni. Il filotto vincente con Spalletti nacque a tavolino prima che in campo. Con una serie di riunioni (quasi dei conclave) tra Simone i suoi più stretti collaboratori: il vice Massimiliano Farris, l’assistente Mario Cecchi, i match analyst Enrico Allavena e Ferruccio Cerasaro. Una sorta di «think tank» capace di fare l’alba per trovare le soluzioni migliori per ogni evenienza.

IL BILANCIO – Mosse, contromosse, intuizioni e deduzioni che hanno consentito a Inzaghi di capovolgere il rapporto col derby già da quando allenava le giovanili. Da giocatore il suo bilancio nella stracittadina non è stato esaltante: 2 sole vittorie (e 1 pareggio) su 10 derby giocati, con ben 7 sconfitte quindi. E soprattutto nessun gol all’attivo. Macchia ancora peggiore per uno come lui abituato a segnare con una certa regolarità. Una volta passato in panchina, però, la storia è cambiata. Già da tecnico degli Allievi ecco la vittoria sulla Roma per 3-1 nella final eight del 2013. Successo bissato l’anno successivo (stavolta per 3-2) con la Primavera, sempre in final eight. Ma soprattutto al derby è legato il ricordo di uno dei tre trionfi colti da Simone con la Primavera: la Coppa Italia del 2015, conquistata nella doppia finale all’Olimpico (1-0 Roma all’andata, 2-0 Lazio al ritorno). Per arrivare ai successi con la prima squadra tra il marzo e l’aprile di quest’anno. Senza dimenticare che fu proprio un derby (quello perso da Pioli per 4-1 il 3 aprile 2016, con conseguente esonero del tecnico) a regalargli la panchina della Lazio. Che derby sia, dunque.

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