Il Messaggero – Roma, una porta per due

A Verona, domenica pomeriggio, la Roma scoprirà finalmente il suo portiere titolare. Zeman, è bene chiarirlo subito, si fida di Goicoechea, arrivato per fare il terzo e diventato il primo ormai da più di un mese, dalla gara del 4 novembre contro il Palermo all’Olimpico, dopo aver debuttato in corsa il 31 ottobre al Tardini contro il Parma. Quella sera è partita la sua nuova avventura, giocando la ripresa al posto di Stekelenburg, costretto alla resa per una contusione al polpaccio. In campionato non è più uscito. Nelle 6 partite consecuitve in cui è partito dall’inizio, 5 successi e la sconfitta, con gaffe sulla punizione di Candreva, nel derby, e due volte, contro il Torino e il Pescara, non ha subito gol. Dopo 41 giorni, martedì sera in Coppa Italia contro l’Atalanta, è rientrato l’olandese che, a parte una mezza discussione con Burdisso, ha mostrato di essere recuperato e, per replicare indirettamente al collega, ha lasciato il campo senza incassare reti grazie a due belle parate nel finale del match. Ieri a Trigoria, nella partitella, con la difesa titolare ha però avuto spazio l’uruguaiano.

A questo punto non si può più dare per scontata domenica la presenza di Stekelenburg nella formazione di partenza contro il Chievo, anche se i dirigenti giallorossi (per primo il ds Sabatini), come è successo per Pjanic, si augurano che l’olandese, pure per evitare la svalutazione del suo cartellino, si riprenda il posto. Ormai, come si è visto contro l’Atalanta, è guarito. Ma Zeman, venerdì scorso alla vigilia della gara di campionato contro la Fiorentina, è stato quasi definitivo, parlando in generale del suo metodo di valutazione dei singoli: «Per me non esistono scale gerarchiche: decido sempre in base a quanto vedo in settimana». Il discorso non dovrebbe valere per il portiere. Ma il boemo va spesso controcorrente e quindi Goicoechea ha grandi chance di partire titolare a Verona.

PERCHÉ L’OLANDESE Tecnicamente Stekelenburg è più forte e nessuno a Trigoria, allenatore compreso, può avere dubbi. Tra i pali il confronto non esiste. L’olandese è tra i migliori al mondo. Anche lui sa trattare la palla con i piedi e, l’anno scorso, fu scelto anche per questo. È più razionale del collega, nel senso che vuole ridurre al minimo gli eventuali rischi, dote che ha acquisito giocando tante partite in campo internazionale. Sa bene che un errore del portiere può incidere sul risultato più di quelli che commettono gli altri giocatori. Preferisce, dunque, il passaggio semplice e scontato. Per non mettere in difficoltà i compagni con palloni che scottano. Di poche parole (anche perché ancora non parla italiano: forse è un limite), ha esperienza e fisico.

PERCHÉ L’URUGUAIANO La scelta coinvolge anche l’aspetto tattico. Zeman è convinto che la difesa della Roma, quando c’è Goicoechea, riesca a giocare più alta. L’uruguaiano sa utilizzare bene i piedi e quindi partecipa di più del collega. Anche per una questione di carattere. Parla molto e quindi, al contrario di Stekelenburg, guida il reparto. In assoluto sembra avere un rapporto migliore con i compagni che lo apprezzano proprio per il modo di farsi sentire in campo. Ha personalità, ma anche sfrontatezza. Rischia sempre e, a volte anche esagerando, non rimane mai dentro la porta. Parte per qualsiasi uscita alta, anche a costo di esporsi a brutte figure.
Il Messaggero – Ugo Trani

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