Chiamatelo solo capitano

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo)La continuità delle bandiere nella Roma è garantita da Daniele De Rossi. Dopo l’addio al calcio di Francesco Totti, sarà quello che è stato per anni Capitan Futuro a raccogliere la sua eredità. E non c’è nessun altro giocatore in Italia che ha giocato così tante partite in serie A con la stessa maglia. Un record al quale Daniele tiene parecchio, per questo ha accolto con grande soddisfazione il rinnovo del contratto, ufficializzato pochi giorni fa. Altri due anni con la maglia giallorossa, ha la possibilità di battere altri record, di restare nella storia della Roma. Ha firmato fino al 2019, con la speranza di vincere ancora con la maglia giallorossa, cosa che non è riuscita a Totti, vale a dire chiudere con un ultimo trofeo.

FEDELTÀ – «Dopo Francesco non potevo lasciare anche io», ha detto subito dopo aver firmato il contratto. In realtà ha avuto la possibilità di andare via, se avesse accettato la corte della Juve o dell’Inter avrebbe guadagnato di più e avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere, in particolare con la maglia bianconera. Nel finale di campionato è stato determinante con i suoi gol per raggiungere il secondo posto. Aveva segnato pochissimo per gran parte della stagione, poi nelle ultime partite si è scatenato. Eppure in passato aveva segnato molto di più, per lui che il gol lo ha avuto nel sangue da bambino, perché quando ha cominciato giocava in attacco. Mai Daniele De Rossi aveva segnato in tre partite consecutive e complessivamente è andato a segno quattro volte nelle ultime cinque gare. Con i suoi spunti decisivi (in particolare contro la Juve e il Genoa) ha permesso alla Roma di centrare il suo obiettivo e di lasciarsi alle spalle il Napoli proprio sul  filo di lana. Anche contro il Chievo ha messo la sua firma su una vittoria preziosa, in una partita che si era messa male all’inizio. La squadra veneta è la sua vittima preferita, ha fatto centro quattro volte e tre al Bentegodi. Era dal primo campionato giocato da mediano puro, con Luis Enrique allenatore, che De Rossi non segnava più di due reti: solo nel 2011-12 furono quattro.

ORGOGLIO – L’amore per Roma, per la sua città, per i suoi colori, lo hanno portato a fare scelte professionali forse penalizzanti, ma ha alimentato la passione per le bandiere, che nel calcio, non solo italiano, sono sempre più rare. A trentaquattro anni porterà quella fascia al braccio con orgoglio, guiderà la Roma per cercare di vincere, aiuterà Di Francesco, come ha fatto con tutti gli allenatori che ha avuto. Sarà più facile raccogliere l’eredità di Totti, dopo che Francesco è stato suo amico e compagno di mille battaglie. Qualcuno in passato ha provato a metterli contro, Francesco e Daniele, ma tra di loro c’è sempre stato grande rispetto. Hanno vinto insieme un Mondiale, si sono frequentati e si frequentano anche fuori dal campo. Perché tra due bandiere ci sono tante affinità.

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