La Cassazione sulla strada di Malagò. A rischio il terzo regno al vertice del Coni

Il Fatto Quotidiano (L. Vendemiale) – Il ventennio di Malagò dalla sua entrata in giunta Coni cadrà l’anno prossimo, mentre in caso di rielezione proseguirà fino al 2025. Questo grazie alla legge Lotti, che garantiva tre mandati alle cariche sportive anziché i due precedenti. In realtà la legge non specificava chi potesse essere rieletto, anche se tutti davano per scontato riguardasse anche la presidenza. Ci ha pensato la Cassazione a specificarlo in una sentenza del 2018 per un caso simile: “L’uso della congiunzione “e”, tra le parole “consiglieri” e “presidente”, accomunando le due cariche in un’unica proposizione, manifesta chiaramente le intenzioni del Legislatore”. Tradotto: chi ha fatto due mandati da presidente, ma prima ha fatto il consigliere, è ineleggibile. La sentenza della Cassazione riguardava però l’ordine dei commercialisti e non il presidente del Coni, nominato tra l’altro con decreto del Quirinale. E infatti il Coni, che però è un ente pubblico come l’ordine dei commercialisti, fa sapere che è tutta un’altra storia. Ora il ministro Spadafora ha creditato la delega e da luglio inizierà a lavorare su un decreto. Le bozze sono interlocutorie, qualcuno parla di confermare il tetto dei tre mandati mentre altri parlano addirittura di riduzione a due. In ogni caso, per risolvere questi problemi, occorre un intervento. 

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