Casini presidente senza le grandi: è la vittoria di Lotito e De Laurentiis

La Repubblica (M. Pinci) – Un minuto dopo l’elezione di Lorenzo Casini a presidente della Lega Serie A, già si raccontava che qualcuno avesse tradito. Quando il vice presidente Luca Percassi ha letto per l’undicesima volta il nome del capo di gabinetto del ministero della Cultura, professore di diritto amministrativo, 46enne e braccio destro di Dario Franceschini, ha sancito due verità assolute. L’ennesimo trionfo di Claudio Lotito e la sconfitta di Gabriele Gravina, il presidente della Federcalcio che del numero uno laziale è ormai l’arcinemico.

Cosa succede ora? Semplice: si rafforza l’asse Lotito-De Laurentiis. Che dopo aver traghettato il passaggio dei diritti tv da Sky alla più favorevole (a loro) Dazn, e aver difeso in autunno l’ad della Lega De Siervo dalla fronda di alcune società, ha piazzato un altro smash vincente. Lotito conta così di “orientare” due voti su tre della Serie A in Consiglio federale, un margine che lo rassicura.

Certo è singolare che la Serie A abbia scelto un presidente che non hanno votato né appoggiato Juventus, Milan, Inter, Roma, ossia quattro delle sette società italiane nelle coppe europee. Anche per questo ieri il fronte lotitiano ha provato a suggerire che l’undicesimo voto sia arrivato dalla Juve: ricostruzione che non trova conferme.

Ma gli undici voti per Casini dicono che il fronte contrario non era poi così compatto: c’è persino chi, per sviare i sospetti, ha fotografato la propria scheda bianca. A rompere l’asse, la Salernitana di Iervolino. Ma non solo. A decidere la corsa è stata soprattutto l’assenza dell’altro candidato, Andrea Abodi, per 7 anni presidente della Lega Serie B, uomo di sport e di istituzioni, un nome che piaceva, tanto, a molti. Anche a Gravina. Lo sostenevano soprattutto Inter e Milan.

Il “padrino” di Lorenzo Casini in Lega è Aurelio De Laurentiis, che lo ha presentato a Lotito, il quale ha deciso di farlo proprio. Il triumvirato di sostenitori s’è completato con Joe Barone, che da quando Lotito diede un contratto nella Salernitana al figlio (ex) calciatore, a lui s’è legato indissolubilmente, e ormai a ogni assemblea inaugura una lite con l’interista Marotta (ieri sono volate anche minacce di cause per diffamazione).

Nonostante portatori così ingombranti, Casini non dispiace a molti: per la sua preparazione, per il curriculum nonostante l’età, per il modo di porsi. Di certo la sua elezione indebolisce soprattutto Gravina a poche settimane dal varco a cui lo aspettano i suoi nemici: lo spareggio per i Mondiali che vede l’Italia impegnata in due partite, per trovare un posto in Qatar.

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