Con i «calzetToni» la Roma ora è più protetta

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La Gazzetta Dello Sport (M.Cecchini – D.Stoppini) – Ieri Antonio Rüdiger era in Germania. Siamo ragionevolmente sicuri che non sia andato a vendere calzini (c’era il matrimonio del fratello), ma anzi – considerando il suo stipendio – probabilmente sarà stato più facile che abbia stipato la sua valigia di bellissime paia da regalare a tutti i tifosi giallorossi e, in soprammercato, anche a coloro che non vogliono mai confondersi con qualsiasi forma di razzismo.

CALZET…TONI – S’è perso la festa del Tre Fontane, il tedesco. Ma i compagni gli avranno raccontato per bene il pomeriggio di sole, cori e sorrisi che è stato, tra calzini giallorossi dedicati a Nainggolan e Strootman e neri per Lulic. Il «pasticciaccio brutto» del caso derby, in fondo, è diventata una sorta di Befana anticipata. Re del web ancor prima che padrone della difesa, questo è stato il lunedì virtuale di Rüdiger. Grazie agli hashtag «CalzetToni» e «Stoccardocosì» lanciati da Rete Sport – divenuti in fretta tendenza –, tifosi e sportivi di tutta Italia (dall’olimpionico Gregorio Paltrinieri in giù) hanno infatti scherzato e solidarizzato col difensore della Roma, che ovviamente è stato coccolato anche dai compagni di squadra, che già in passato gli avevano fatto scudo contro ogni forma di razzismo.

 JUAN JESUS E PEROTTI – Da questo punto di vista, le frasi postate sui social network da Juan Jesus e Diego Perotti sono inequivocabili. «Nel 2016 succedono ancora delle cose inaccettabili, ma peggio per loro che hanno un pensiero così – scrive il brasiliano –. Gente senza cervello, gente senza un cuore, anzi non so se posso chiamarli “gente”. Tu Toni Rüdiger hai dimostrato di essere grande in campo e non piccolo come quello là». Più ironica invece la frase dell’argentino. «Non so se vende o non vende calzini… Ma come gioca a calcio quel fenomeno di Rüdiger! “No to racism”».

IL BUNKER – Ecco, proprio il concetto espresso da Perotti è quello che sta molto a cuore alla Roma. Dal suo rientro da titolare in campo, infatti, la retroguardia giallorossa è lievitata esponenzialmente nel rendimento. Non è un caso, perciò, che nelle ultime cinque partite di campionato per tre volte Szczesny sia rimasto imbattuto (Empoli, Bologna e Lazio), con il tedesco la media dei gol subiti a partita è di 0,8, senza 1,2. Nella costruzione di un’altra Roma, quella dei sogni, quella che sa essere pratica quando non è proprio possibile indossare l’abito da sera, Luciano Spalletti un posto fisso l’ha riservato a questo tedesco che non è mica una sorpresa. Ai tempi di Stoccarda, più che per i calzini, aveva già fatto parlare di sé tra gli scout di mezza Europa. Era stato inserito tra i migliori prospetti del ruolo del continente. La Roma ci ha creduto fino in fondo e ora è un po’ come godersi un assegno in banca. Il Chelsea era disposto a pagare 25 milioni di euro la scorsa estate. Poche settimane fa da Londra sono tornati a bussare a casa del tedesco, in ottica gennaio: no grazie, a risentirci, semmai se ne parla a giugno. Il futuro non è mica scritto, il presente racconta però di un titolare che Spalletti coccola con la cura di un papà che ha trovato la via giusta con i suoi figliocci. Lo metti al centro e al centro bene sta, lo metti a destra e il «3 e mezzo» diventa un numero perfetto da giocarsi, oltre che il modello di riferimento preferito da questa Roma. Rüdiger con la Lazio è stato l’elastico perfetto: difensore centrale con il pallone tra i piedi giallorossi, largo a destra quando la palla era degli altri. Keita è sparito, spariti i pericoli di una squadra che s’è piacevolmente scoperta d’acciaio davanti a Szczesny. Forse alla fine un po’ di ragione Lulic ce l’aveva. Perché sì, «ora Rüdiger fa il fenomeno».

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