Buffon e Totti, l’età è sempre d’oro

La Gazzetta dello Sport (P.Condò) – La stagione in cui il calcio italiano ha finalmente ripreso a sfornare giovani di talento si conclude con l’elogio di due vecchi, e ci perdonerete la rinuncia alle classiche virgolette ma visto che di sport e non di vita stiamo parlando i personaggi in questione sono proprio anziani. A 39 anni Gigi Buffon è pronto a giocarsi il Pallone d’oro in un feroce faccia a faccia con Cristiano Ronaldo. Non un omaggio alla carriera ma il premio vero, perché se la Juve tornasse da Cardiff con la Champions, le straordinarie parate del suo numero uno sarebbero elementi fondanti del trionfo. Domani sera Buffon incrocerà all’Olimpico Francesco Totti, e fra due che hanno condiviso lo sbarco sulla luna del titolo mondiale non ci sarà bisogno di troppe parole: in viaggio verso i 41 anni, il capitano della Roma sta cercando di indovinare l’uscita nella penombra del suo lungo addio. A indicargliela c’è l’affetto popolare: se i biglietti per Roma-Genoa ultima gara in programma sono già esauriti a differenza di Roma-Juve di domani, che resta pur sempre il massimo scontro al vertice (la prima in casa della seconda), la priorità della gente è chiara: prima viene il saluto a Totti, ne prendano tutti nota. Generalmente la primavera è associata alla giovinezza, tanto che i ragazzi alle soglie della prima squadra giocano in un campionato che si chiama come la stagione. Nel 2017, però, si stanno moltiplicando gli episodi di avvistamento di ufo con i capelli brizzolati.

Ha cominciato Federer (36) in Australia a gennaio. L’altra sera a Torino Dani Alves (34) ha giocato un tempo abbondante di strepitosa qualità. Forse Valentino Rossi (38) non ha più l’energia per vincere i gran premi, ma il mestiere da una parte e la capacità selvaggia nei corpo a corpo dall’altra l’hanno issato per l’ennesima volta al comando del Mondiale. Francesca Piccinini (38) non sarà più il martello dei bei tempi, ma intanto ha vinto a Novara il quinto scudetto in carriera. Il talento non muore mai, semplicemente si trasforma e cerca di estrinsecarsi nei modi e nelle situazioni in cui il fisico invecchiato è meno decisivo che altrove. Lo fa sempre, come il fiume trova sempre la via al mare. Pensate all’istinto da fenomeno che governa le scelte di Manu Ginobili (40, e non sentirli) nel supplementare di gara5 contro Houston: non ce n’è una sbagliata fino al capolavoro della stoppata da dietro ad Harden sulla sirena. Al quinto replay dell’azione ho sbirciato la reazione di coach Popovich: nulla, nemmeno un pugnetto, nessuna sorpresa. Allena Manu da 15 anni, sapeva perfettamente cosa aspettarsi. Perché il tramonto dei mediani, gli atleti che si basano su corsa e potenza, è repentino: da un giorno all’altro i polmoni pompano meno ossigeno, e il calo è subito evidente. Viceversa il crepuscolo delle stelle, gli atleti che si basano sulla classe, è lungo e ricco di colori accesi. Lo sfondo del messaggio «ricordati di me».

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