Il Messaggero – Borriello: da titolare ad emarginato con la valigia in mano

Da titolare a dodicesimo uomo: mettiamola così. Perché bisogna prendere atto che il ruolo di Marco Borriello nella Roma è tanto diverso rispetto a quello di un anno fa. Non è una questione puramente tattica, considerando che la posizione in campo, come dice Luis Enriquesin dai primi giorni di ritiro a Riscone, è comunque di attaccante. Nè c’entra una rosa così ampia soprattutto in avanti, visto che anche Ranieri aveva più soluzioni per il reparto offensivo, in particolare all’inizio della stagione quando erano ancora a Trigoria anche Adriano e Baptista, poi andati via. Adesso SuperMarco è solo un’alternativa e non più un punto di riferimento. Dodicesimo calciatore per presenze, sei come Stekelenburg, il centravanti ha quasi la certezza di partire a gennaio. Per andare all’estero o a una delle società milanesi (all’Inter interessa da tempo, al Milan potrebbe servire se Cassano dovesse restare fuori a lungo).

Intanto sabato a Novara, dove mancheranno Totti e Borini, ha però chance di riprendersi il posto. E’ in forma, come si è visto a Genova, mercoledì scorso. Un anno fa Borriello arrivò alla chiusura della sessione estiva di mercato: prestito con obbligo di riscatto da 10 milioni da pagare poi a luglio 2011. Il paragone con il suo inizio nella stagione scorsa fa capire quanto oggi la sua avventura abbia preso una piega diversa: in nove giornate di campionato segnò tre reti con la Roma (in otto, per l’esattezza: nella prima era ancora rossonero), mentre adesso è ancora a digiuno. Ranieri dalla seconda alla nona giornata lo fece sempre partire titolare, sostituendolo solo una volta a Napoli, a metà ripresa. Otto presenze, dunque, e settecento minuti abbondanti. Con Luis Enrique sei gare giocate, solo due da titolare e comunque in entrambi i casi sostituito, per un totale di duecentosei minuti. Meno di un terzo rispetto a un anno fa. Ha perso il posto pure in Nazionale, lasciandolo a Osvaldo. Dal giorno alla notte, insomma. Poco spazio in questo 2011, con le esclusioni iniziate già quando Montella subentrò a Ranieri. Borriello, però, è riuscito lo stesso a chiudere la scorsa stagione da capocannoniere giallorosso, alla pari con Totti, con 17 gol, tra campionato e coppe. La Roma, rinnovandosi in attacco, ha cercato di cederlo.

Era «Un problema». Così lo definì Sabatini nella prima conferenza stampa da diesse giallorosso, dando forza al suo pensiero con gli acquisti di Lamela, Osvaldo e Borini. In estate l’ex rossonero è stato al centro di diverse trattative: lo ha contattato Leonardo per portarlo al Psg, lo ha seguito l’Inter, ci ha provato il Genoa e, a fine agosto, è stato lui stesso a chiamare Galliani per tornare al Milan, pronto a ridursi l’ingaggio, un ostacolo nelle varie negoziazioni, essendo superiore ai 4 milioni netti (compresi i bonus facili che gli garantì la proprietà uscente). Alla fine non è andato via per due motivi: 1) Luis Enrique lo aveva utilizzato nel finale della gara di Bratislava con lo Slovan, togliendogli la possibilità di giocare la prima fase di Champions con Psg, Milan o Inter; 2) i club che lo volevano puntavano a pagarlo una cifra inferiore ai 10 milioni e la Roma non voleva rischiare la minusvalenza. Il 26 agosto, finito in tribuna la sera prima nella gara di ritorno con lo Slovan, Sabatini gli annunciò che avrebbe provato a piazzarlo negli ultimi sei giorni di mercato. Niente da fare. Dovrà aspettare il 2012, magari a gennaio. I tifosi sono dalla sua parte, perché i gol fanno sempre la differenza. Ora Sabatini dice: «È un calciatore importante. Attraversa un periodo di sofferenza, ma sono sicuro che ci tornerà utile. Arriverà il suo momento, anche perché si allena con grande professionalità». La società si augura di vederlo più in campo. Per la classifica e, perché no?, per cederlo al prezzo giusto e non per i saldi dopo Natale.
Il Messaggero – Ugo Trani

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