Il Messaggero – Astori accelera i tempi moderni

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Nemesi, una dea greca evidentemente molto appassionata di calcio, anche questa volta ci ha messo una pezza. Era entrato per intero – le foto lo dimostrano inequivocabilmente – il pallone colpito di testa da Astori. Così come, in occasione del penultimo gol fantasma in Serie A, a San Siro era andata bene agli arbitri che avevano considerato non gol un’inzuccata del milanista Rami che ai più era sembrata dentro. Giusto convalidare il gol ieri, giusto negarlo il 30 novembre scorso. Con buona pace di Galliani. Curioso che, in entrambe le occasioni, di questi atti di giustizia, divina quanto casuale, sia stata protagonista l’Udinese. Doppiamente curioso perché proprio l’Udinese era stata, nove anni fa, la prima società, forse al mondo, a battersi per la tecnologia applicata alle situazioni di gol-non gol. Non solo a battersi. Ma pure a sperimentarla. Con un progetto, avviato in collaborazione con Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e Rai, che prevedeva l’impiego di telecamere piazzate in modo strategico intorno alle porte dello stadio Friuli.

Nel 2006, e cioè nell’anno in cui il sistema dell’Occhio di Falco venne per la prima volta adottato nel tennis. Andò tutto bene. Ovviamente fu necessaria una serie di aggiustamenti progressivi, ma il margine di errore si andò via via riducendo.

Peccato che la Federcalcio, come spesso accade, snobbò la cosa. In realtà, allora come oggi, più della Federcalcio, sono gli arbitri a frenare qualsiasi tipo di innovazione. Il perché è sempre lo stesso: paura di perdere potere. Stavolta però, l’opposizione del presidente degli arbitri Nicchi non solo a un utilizzo più ampio della moviola in campo, ma alla stessa goal line technology, dipende anche da altro e cioè dalla difesa corporativa della figura dell’arbitro di porta, il cui impiego è un modo come un altro per arrotondare, attraverso i gettoni di presenza, gli stipendi dei direttori di gara. Ma è l’episodio di Udine l’ultimo a certificare l’inutilità della categoria. Guida ha ignorato (a ragione, ma rischiando assai) l’indicazione del collega che stava lì proprio per certificare se il pallone avesse o meno varcato la linea. Inutile sottolineare che se al posto di Maresca, arbitro di Serie B, ci fosse stato, come capita, un arbitro internazionale, Guida non si sarebbe permesso di contraddirlo.

LA SVOLTA –  Sembra ormai certo che dalla prossima stagione la goal line technology sarà finalmente introdotta in Serie A. Due anni dopo la Premier League e contemporaneamente alla Bundesliga. Il Consiglio federale ha incaricato una commissione, coordinata dal direttore generale Michele Uva, di risolvere le problematiche tecniche e decidere se, come in Inghilterra, sarà l’Occhio di Falco il sistema prescelto. I costi non sono proibitivi. Circa 150 mila euro a stadio, con spese ridotte di manutenzione. Molto meno dei circa 1,8 milioni intascati ogni anno dagli arbitri di porta. Che per qualcuno dovrebbero rimanere. I dubbi però crescono. Si tratta di un’idea partorita dalla coppia Platini & Collina, strenui nemici di ogni forma di tecnologia. Un’idea applicata a Champions ed Europa League, ma respinta da tutti i principali campionati europei, a eccezione della Serie A. Sono anche i rapporti ineguali fra arbitro principale e giudici di porta a vanificare la possibilità di ridurre in modo significativo gli errori di valutazione in area. Non si sa mai bene alla fine chi decide, e in base a quali linee guida, se i quattro occhi vedono cose diverse. Quando chi sta a casa già sa che cosa è successo veramente. Ecco perché nemmeno la goal line technology presto basterà più. Per fortuna. Non si può combattere contro il progresso.

Il Messaggero – G. Teotino

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