Sacchi: “Calcio malato ma i campioni della corruzione rimaniamo noi”

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La Repubblica – Guardiamo in casa nostra Non ci può consolare il fatto che anche all’estero avvengano certi episodi

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan ed ex cittì della Nazionale: ha saputo dello scandalo che ha travolto la Fifa?

«Solamente a grandi linee. Sono un tradizionalista, non mi informo online ma ancora con i giornali di carta. Devo ancora farmi un’opinione precisa».

Ne ha almeno una vaga?

«Non ci può consolare il fatto che la corruzione sia anche all’estero».

Pensa che rimanga un fatto prevalentemente italiano?

«Di recente ho letto uno studio effettuato da una commissione intergovernativa indipendente che rivelava come i costi della corruzione nell’ambito dell’Unione Europea ammontino a 120 miliardi di euro, 60 dei quali sono responsabilità dell’Italia. Il cinquanta per cento dipende da noi, non ce lo possiamo dimenticare ».

Vuol dire che restiamo i maestri nel ramo?

«Questo non lo stabilisco io. Ma quello che dico ci deve soltanto far capire com’è la situazione».

Perché nel calcio è così facile che si infiltri il malaffare?

«Perché è lo specchio della vita politica, sociale ed economica italiana. Punto e basta».

Il calcio dice chi siamo?

«Se la vita politica, sociale ed economica è malata, il calcio lo è di conseguenza ».

Non trova che però nel calcio ci sia corruzione a ogni livello, dal calciatore dilettante ai vertici dell’organismo mondiale che lo amministra?

«Perché, nella società italiana le cose vanno diversamente? Basta guadagnare un punto e arriviamo al 51 per cento della corruzione europea: la maggioranza assoluta».

Qual è la morale?

«Che non possiamo consolarci guardando fuori dai nostri confini. E che mi meraviglio di chi si meraviglia ».

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