All’Olimpico tutti pazzi per l’imperaTotti di Roma

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Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La sintesi di Andrea è perfetta: «Il corpo fa ancora quella che dice la mente». La sintesi di «rivamesta», all’anagrafe Valerio Mastandrea, lo è altrettanto, per ogni romanista: «Dio Mio». Già, per ogni tifoso, ieri sera Francesco Totti ha indossato panni sovrannaturali. È stato il jeeg robot dell’Olimpico e pure se stavolta non ci sono David di Donatello a corredo il sorriso è lo stesso. Suo, dei compagni di squadra, e della gente. All’Olimpico, che lo incita dal primo minuto anche quando è ancora seduto in panchina, e a casa, dove i social network stavolta fanno da cassa di risonanza a una serata che nessuno scrittore avrebbe immaginato così perfetta.

COME UN FILM – E pensare che l’incubo sembrava a un passo e invece, dice Florenzi: «È stato tutto come un film». Miglior attore e miglior regista contro il Torino, Totti. «Ti amo», twitta semplicemente Giovanna, «Rispetto», chiede Fabio Fognini. Sono migliaia i tweet e i post su Facebook di tifosi, noti e non, anche semplici appassionati di calcio, #Totti diventa immediatamente tendenza su Twitter ed è lo specchio dei tempi. Una volta bastava l’abbraccio con chi ti stava accanto e il pensiero, magari, a chi non c’era più, adesso invece bisogna condividere tutto on line. E allora via, che l’amore per Totti sia condiviso, senza se e senza ma, compresi quelli che fino a qualche ora prima dicevano che: «Totti deve capire che è ora di smettere».

LACRIME E RABBIA – Lui sembra non pensarci proprio, l’affetto dei compagni (qualcuno si è commosso al fischio finale) lo emoziona, l’amore della gente anche, la sua doppietta, oltre a regalare alla Roma almeno il terzo posto, regala anche un po’ di serenità a tutti. A Pjanic, che avrebbe voluto giocare di più, a Dzeko, fischiato prima di entrare in campo, a Manolas, che dopo il gol ha scaricato verso la panchina e verso il mondo tutta la sua rabbia. E Nianggolan dice: «A Roma sto molto bene, in futuro vorrei vincere qualcosa». D’altronde, the King of Rome non era morto con la doppietta alla Lazio nel 2011, non è morto neanche 5 anni dopo, come conferma, anche lui su Twitter, Marco Cassetti: «Numero 1, non ci sono più aggettivi per descriverlo». Quando Totti segnò uno straordinario gol a Marassi, fu Cassetti a fare l’assist e disse: «Un giorno ai miei nipoti racconterò di aver passato il pallone a uno straordinario campione per un gol così».

CERCASI BOSTON – Sono passati 10 anni da allora, magari c’è qualche ruga in più, la malinconia che accompagna il finale di carriera dei più grandi è lì quando Francesco lascia lo stadio senza festeggiare poi troppo. In fondo, lo ha detto lui stesso con una maglietta qualche tempo fa: «Il meglio deve ancora venire». A Roma lo sanno, «E a Boston?», si chiede Luca in un tweet.

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