Alisson! Porta blindata, la Roma si salva

TuttoSport (S.Di Stefano) – Per alcuni doveva essere una carneficina e a tratti in partita la sensazione è stata anche questa. Ma dentro lo 0-0 di Roma-Atletico Madrid, ritorno dei giallorossi in Champions League dopo un anno di purgatorio, c’è molto di più. Una squadra, quella di Di Francesco, ancora in fase di apprendistato che ha saputo fare di necessità virtù. In attesa di tempi migliori, sul fronte dei successi (colpa di 20 minuti sciagurati con l’Inter e poi del maltempo che ha fatto rinviare la trasferta di Marassi) ma anche dell’infermeria (ancora a mezzo servizio Florenzi e Karsdorp, da ultimo il frofait di Schick), i giallorossi non possono certo disperare per un pareggio ottenuto, seppur in casa, contro la finalista di due delle ultime quattro edizioni, la squadra più italiana delle spagnole e la più combattiva d’Europa. Finché tiene sul ritmo e sulla pressione, la Roma piace. Questa creatura giallorossa ricorda la Ducati: il potenziale ce l’ha, ma devi saperla guidare. Lo si era già notato con l’Inter, la Roma è squadra impacchettata, cortissima e che già applica in maniera quasi irritante (per l’avversario) il fuorigioco.

Ancora una volta però i giallorossi hanno sofferto le ripartenze sugli esterni e quando contro hai gente come Saul o un cecchino come Griezmann, allora basta un pelo che la paghi. Così non è stato ma ci è mancato poco, perché le azioni più pericolose le ha collezionate la squadra spagnola grazie ai suggerimenti tra le linee di Saul. Al 33′ del primo tempo è servito il più motivato Manolas per andare a spazzare via un tiro di Koke a porta vuota, poi è salito in cattedra Alisson tra i pali. Prima immolandosi sulla ribattuta di Vietto, nella ripresa bissando su un tentativo di pallonetto di quest’ultimo. Anche i giallorossi possono recriminare su due tiri da fuori, di Perotti (alto) e Nainggolan (parato da Oblak) e sull’unica occasione per Dzeko che il bosniaco spedisce in curva. Come aveva predetto Di Francesco, è stata “battaglia”, con Nainggolan e Kolarov a spiccare nel primo tempo per dinamismo (il belga) ed esperienza (il serbo). A dispetto delle previsioni, Simeone è partito più accorto lasciando in panchina sia Torres sia Carrasco, puntando su Koke e Saul sugli esterni e il tandem d’attacco Vietto-Griezmann.

Vista la Roma in affanno, nella ripresa il Cholo ha inserito le sue cartucce più pericolose, Carrasco e Correa, sul quale Alisson si è dovuto superare al 17’. Negli ultimi 20’ Di Francesco cambia: dentro Fazio, fuori Defrel (poi Pellegrini per Nainggolan) e difesa a cinque sul possesso madrileno. La mossa dà però più peso a centrocampo e la Roma torna ad affacciarsi dalle parti di Oblak. Prima con Dzeko, poi con un’incursione di Perotti che culmina in un contatto con Godin in area, l’Olimpico si infervora ma non sembra rigore. Il senso profondo del match è racchiuso nell’ultimo corner a tempo scaduto: ancora Alisson superlativo su Saul che poi spara a porta spalancata sul palo esterno. Finisce con la curva che osanna il successore di Szczesny. Ecco, dicevamo, la Roma sia contenta così.

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