Adrian Pit: “La Roma non uscirà più dal mio cuore, forse sbagliai a cambiare aria. Ancora oggi conservo la foto dell’esultanza con Okaka”

As Roma match program (T.Riccardi) – Per lui il Torino ha significato esordire con la maglia giallorossa. Vestire per la prima volta in una gara ufficiale la maglia della Roma, all’età di 24 anni. Un traguardo e un sogno per tanti giovani calciatori. Italiani e non. Adrian Florin Pit lo realizzò nel capoluogo piemontese, anche se la sua storia non ha conosciuto numerosi capitoli (4 presenze complessive). Eppure, gli è bastato poco per restare nell’immaginario dei tifosi vita natural durante. Romeno, anno 1983, esterno d’attacco, con un cross in un Roma-Siena si è ritagliato un suo spazietto nella storia del club. Un passaggio decisivo, uno di quei colpi che, al Fantacalcio, viene premiato con un più uno sulla valutazione. “Cross di Pit e tacco di Okaka”, è una sorta di filastrocca tra chi conosce a fondo la storia di questa società.

Andiamo con ordine, Pit: ricorda quel debutto allo stadio Olimpico di Torino?
Faceva freddo, era il mese di dicembre. Giocai per un tempo, poi dopo una decina di minuti della ripresa venni sostituito da Pizarro. Purtroppo perdemmo 3-1, quella sera Recoba fece il fenomeno segnando due gol. Ma, al ritorno, passammo noi perché il fenomeno lo fece Totti. Due gol pure lui e risultato ribaltato, 4-0 finale.

Era arrivato da pochi mesi nella Capitale, come andò il suo trasferimento a Roma?
Fu in parte merito di Alessandro Cesaretti, che giocava al Bellinzona in Svizzera con me. Ricordate? Era il portiere del Messina che, nel giorno in cui Totti segnò i due gol decisivi per la Scarpa d’Oro, parò un rigore a Francesco complicandogli la vita. Lui mi mise in contatto con un procuratore italiano, Franco Zavaglia. Così mi segnalarono agli osservatori della Roma, che mi vennero a vedere qualche volta. Andò così, tutto molto veloce.

Un sogno, per lei.
E come potrebbe essere altrimenti? Andavo a giocare in una squadra con tanti campioni e allenata da un grande tecnico come Spalletti. Io non trovai molto spazio, avevo concorrenti nel ruolo come Taddei, Vucinic, Mancini, Giuly, l’anno dopo Menez e Baptista. Però stabilii un ottimo rapporto con tutti. Eravamo un bel gruppo.

Poi, arriva quel 31 gennaio 2010. E lei che propizia il gol di Okaka.
Merito di quella soddisfazione la do anche a mister Ranieri, che mi diede tanta fiducia in quella stagione. Roma-Siena, mancavano due minuti alla fine, io ero subentrato un quarto d’ora prima a Taddei. Il risultato era fermo sull’1-1. Raccolsi un lancio di De Rossi dal centrocampo, misi la palla a terra e con il sinistro piazzai un cross basso al centro dell’area di rigore. Lì c’era Okaka che, col tacco, superò Curci. Un boato incredibile allo stadio e un De Rossi impazzito di gioia sotto la Curva Sud con me e Okaka. Ancora oggi conservo una foto di quel momento….

E dopo cosa è successo?
Il giorno successivo passai in prestito alla Triestina in Serie B. Così come Okaka andò per sei mesi al Fulham in Inghilterra. A distanza di anni posso dire una cosa e ammettere un errore….

Quale errore?
Forse sbagliai a cambiare aria. Se fossi rimasto a Roma, magari, avrei trovato altro spazio e giocato qualche altra partita di livello. Chissà….

Negli anni successivi ha giocato anche in Azerbaijan.
Sì, tre anni e mezzo al Khazar Lenkoran. Negli ultimi anni, l’Azerbaijan è cresciuto moltissimo sotto tanti punti di vista. Anche perché investono tantissimo sullo sport in generale. Non solo sul calcio. Negli ultimi sette anni, ad esempio, hanno costruito sette stadi nuovi. Organizzano il gran premio di Formula 1. È un paese in evoluzione, non gli mancano i soldi. E non è nemmeno un caso che le squadre azere giochino in Champions o in Europa League.

La Roma ha affrontato il Qarabag in Champions nel 2017, ad esempio.
Esatto. Hanno lo stesso allenatore da dieci anni e vincono spesso il campionato. Sono rimasto davvero impressionato dalla realtà dell’Azerbaijan.

E oggi?
Oggi gioco ancora a pallone, ma in terza categoria. Giusto per non mettere la pancia dato che ho messo su pure famiglia… (ride, ndr). Abito nella mia città natale, Arad, al confine con l’Ungheria. E faccio parte della squadra locale.

Segue la Roma?
Sempre, non mi perdo una partita. Ho girato tanto in tanti anni di carriera, ma la Roma non uscirà più dal mio cuore. Quando sono nel vostro paese, faccio spesso tappa a Roma. E la gente per strada mi riconosce ancora per quel cross al centro dell’area di rigore in Roma-Siena 2-1 del 31 gennaio 2010.

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