Addio Ruggeri, un signore in giallorosso

Massimo Ruggeri, giornalista e conduttore tv, se n’è andato nelle prime ore di ieri: un malore improvviso. Un dolore per tantissimi, perché a Roma era quasi un profeta: qualcuno lo riconosceva per strada “A Ruggè“, e si fermava a parlare con lui. Pensavi conoscesse tutta Roma, in realtà era tutta Roma a conoscere lui. E a sentirlo amico. Quel volto era da anni nelle case di tutti noi, così diverso dal vociare delle emittenti capitoline. Distinto da una grazia diversa, da un’autoironia pungente, ma elegante. Aveva una sola regola: non prendersi sul serio. Per questo lì dentro si diventava amici. I momenti più belli della trasmissione non sono mai stati trasmessi in tv, avvenivano prima della diretta, con chi davanti alle telecamere non si è mai seduto. Massimo dormiva poco, fumava tanto, s’appassionava. Alle schede telefoniche, alle farfalle, ai fumetti e ai telefoni. All’improvviso cambiava, in cerca di qualcosa di nuovo per tenersi occupato. Nonostante i suoi sforzi per nasconderlo, Massimo era di un’intelligenza penetrante e di una generosità assoluta. Le radio sono invase di messaggi di spettatori in lacrime e il solito saluto oggi fa male, “E’ proprio tutto”. Ciao. Lo scrive Matteo Pinci de La Repubblica.

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