A Roma e Lazio manca ancora il colpo per l’eccellenza

Corriere della Sera (M.Sconcerti) – È molto difficile parlare seriamente di calcio prima di ottobre. Non si può giudicare qualcosa che non si è ancora visto, che non c’è ancora. Posso dire che mi aspettavo di più dal mercato, soprattutto della Roma, ma anche da quello della Lazio. Non ho visto nella Roma la volontà della grande squadra. Non faccio un problema di nomi e nemmeno di soldi. Do per dato che tutti gli acquisti siano ottimi, alcuni mi piacciono da tempo (Defrel, Di Francesco, Pellegrini). Mi aspettavo però che, giunti a un passo dal traguardo, con un grado di competitività ormai molto reale, si sarebbe cercato di aggiungere giocatori sicuri e non ottime promesse. È stato un mercato molto abile, ma ha dato un messaggio vecchio: che anche questa Roma fa fatica a crescere. Arrivata a 87 punti nel maggio scorso, non ha aggiunto, ha quasi soltanto sostituito chi è stato ceduto. A me piacciono i giocatori scelti e piace questa squadra. Ma ci sento alla base una poca coscienza di sé, quasi un limite dentro cui si preferisce rimanere. Se c’era un momento in cui valeva la pena investire era adesso che si partiva con una squadra da 87 punti. Era molto difficile migliorarla, ma ci si è provato? Detto questo, ci sono alcuni particolari da non sottovalutare.

Il primo è che Totti l’anno scorso c’era ma era fuori concorso, non giocava mai. Il secondo è che la Roma di Spalletti è stata una delle migliori della storia, si può fare benissimo anche restandole un po’ sotto. Terzo, tornerà anche il tempo di Florenzi ed Emerson. Quarto particolare è il mistero, direi quasi la cecità obbligata, che c’è adesso sul progetto. Conosciamo poco i nuovi. Se Mahrez arrivasse, se Cengiz Under fosse il piccolo fenomeno che dicono e alla fine facesse i 15 gol segnati da Salah nell’ultimo campionato, resterebbe l’immagine di un’estate un po’ trascurata, ma la sostanza sarebbe abbastanza rimessa in ordine. Ci sono tra i nuovi tre giocatori dal rendimento sicuro, sono Defrel, Lorenzo Pellegrini e Kolarov. Poco o tanto, questi porteranno forza alla causa romanista. Defrel copre un ruolo che non c’era, ha classe e fisico. Farà il piccolo Totti. Non è un paragone, è solo un colpo d’occhio alla figura e al ruolo. Kolarov è un ottimo giocatore, conosce l’ambiente e copre un ruolo quasi vacante. Anche gli altri arrivati sono ottimi, c’è tanta qualità in questa Roma, ma è un’altra squadra. Per migliorare la vecchia dovrebbe arrivare a 90 punti in classifica. Si può fare? È augurabile, ma non ancora ipotizzabile.

Credo che nemmeno la Lazio si fermerà alla squadra attuale. Lucas Leiva è un buon modo di sostituire Biglia, ma se parte Keita c’è una sottrazione importante. Sarebbe sbagliato puntare su Felipe Anderson avanzato, che lascerebbe il problema del gol soltanto a Immobile. Felipe Anderson non ama il gol, è quasi disinteressato. Non lo cerca, non ne ha la rabbia, non ne vuole l’obbligo. È un giocatore splendido ma di tipo diverso. La Lazio con Keita era già una squadra completa, da rifinire ma esatta ai suoi livelli. La differenza l’avrebbe messa la crescita naturale di Milinkovic-Savic, di Keita, di De Vrij, forse dello stesso Felipe Anderson. Adesso, se Keita parte, va sostituito con un giocatore del suo livello. Non una promessa, ma la stessa realtà che era diventato Keita. Altrimenti si rinuncia a tutto il lavoro fatto. E sarebbe veramente un peccato perché la Lazio è quasi pronta per un salto di qualità importante. A partire da domenica prossima.

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