La Procura di Milano chiede processo per Moggi. Diffamazione aggravata nei confronti di Zeman

La telenovela infinita tra l’ex dg della Juventus, Luciano Moggi, e l’attuale tecnico del Pescara Zednek Zeman, sembra non avere mai fine, tanto che i due rischiano di ritrovarsi a breve in aula di Tribunale.  La Procura di Milano, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio di Moggi per diffamazione aggravata per alcune affermazioni da lui rilasciate alla stampa, al termine di un’udienza del processo sulla vicenda Calciopoli, tra cui un «non sa allenare» riferita al Boemo. L’inchiesta del pm Letizia Mannella, che ha portato alla richiesta di processo (dovrà essere valutata dal gup), nasce da una querela presentata dall’ex tecnico del Foggia e della Roma. Il 20 novembre 2009, Zeman era stato ascoltato nel processo a Napoli (che si è concluso con la condanna per Moggi a 5 anni e 4 mesi) e aveva raccontato davanti ai magistrati che la sua carriera di allenatore era stata danneggiata dopo la sua denuncia sull’ ‘affaire doping’ nei confronti della Juventus. Come riportato dal sito Laroma24.it, l’accusa più grave mossa da Zeman rigurada il suo periodo come all’enatore del Napoli, spiegando che Moggi suggerì all’allora presidente del Napoli, Giorgio Corbelli, di sceglierlo come lalenatore per poi esonerarlo e rovinare la sua carriera. Nell’udienza successiva, uscendo dal tribunale, Moggi aveva rilasciato dichiarazioni alla stampa a riguardo. Dichiarazioni riportate nella querela di Zeman, che fa riferimento ad un articolo della Gazzetta dello Sport (di qui la competenza della Procura di Milano) in cui Moggi dice: «Se Zeman pensa che sia stato io (…) a farlo esonerare per rovinargli la carriera, dovrebbe ringraziarmi perchè ha guadagnato cinque miliardi di lire netti per un anno». Moggi, come riporta l’articolo, ha spiegato inoltre che Zeman è stato esonerato dal Napoli, dalla Lazio, dalla Salernitana, dal Lecce, dal Fenerbahce e dalla Stella Rossa «perchè non sa allenare, è lento e impacciato nel parlare e i giocatori non lo capiscono».

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