Pagine Romaniste (R. Gentili) – Nel nome del rilancio in campionato, la Roma porta qualche passo – passettino verrebbe da dire – in avanti il passaggio del turno di Conference League. Con una firma tutta in lingua portoghese, i giallorossi superano il Vitesse 1-0.
Gara di sofferenza, nel primo come nel secondo tempo, in cui la Roma coglie l’unico momento di forma per andare in rete. Lo fa con Oliveira, che appare con un potente sinistro alla fine del primo tempo e firma il successo. Che si basa però soprattutto sulle parate di Rui Patricio. Il portiere lusitano ha tenuto dritta la barca romanista con interventi preziosismi e personalità, mostrata soprattutto dopo l’errore con i piedi alla mezz’ora che avrebbe potuto cambiare tutto.
Anche se col tempo, la difesa alla lunga attutisce la botta d’urto ed attutisce ogni colpo. A centrocampo Veretout non convince al 100%, Oliveira lo segue. Prende punti col bel gol, se ne toglie da sé con l’espulsione per doppia ammonizione. Maitland–Niles sperso, Vina spinge una sola volta ed arriva il gol. Abraham aiuta in difesa, Zaniolo nuovamente assistman, più involontario che altro. Fondamentale l’ingresso dei subentrati. La vittoria si regge molto su El Shaarawy, Cristante e Pellegrini, ma anche Karsdorp che comunque contiene.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6,5 – Pompiere dei tiri di Openda, quasi si condanna da solo col rinvio addosso a Grbic e mandato sopra la traversa dall’attaccante belga. Getta dunque le basi per il vantaggio ed entra tra i migliori.
Mancini 6 – La fascia da capitano lo innalza a leader. Guida la difesa, non sbaglia quando uscire per anticipare financo quasi a centrocampo. Esce anche momentaneamente dal campo per un problema al ginocchio. Non vuol sentire ragioni e rientra. Nel secondo tempo arriva nuovamente vicino al gol: domenica era stato Musso a dire di no, oggi l’imprecisione. Il richiamo del giallo è tropo forte: arriva alla fine. Prova autorevole, condizionato dall’ammonizione.
Ibanez 6 – In vista della titolarità pressoché certa di domenica, Mou ne approfitta per fargli mettere benzina nelle gambe dopo lo stop per infortunio e far riposare Smalling. Vive attimi confusionari all’inizio, prende col tempo le misure delle giocate di Openda dopo quelle sbagliate di Grbic, perso al 14’ ma in posizione di fuorigioco. Cresce in attenzione e lettura nel secondo tempo.
Kumbulla 6 – Per restare concentrato ha bisogno di due campanelli di allarme: il tiro di Spenda, imbucatosi tra lui ed Ibanez, e i due cross partiti da sinistra. Tolto questo, tappa i buchi con precisione. Ringhia nel secondo tempo.
Maitland-Niles 5 – Un’altra bocciatura. Vince il ballottaggio, probabilmente più per necessità che meriti, con Karsdorp. Dorme sonni profondi già dal calcio di inizio attendendo troppo la palla (corta) di Mancini. Indovina poche, pochissime scelte. Di certo non quelle di passaggio. In maniera masochista, ne crea uno (24’) provando il “sombrero” Wittek e perdendo palla in ripartenza. (Dal 46’ Karsdorp 6 – Ricalca il terreno che lo ha viso debuttare come professionista solo nel secondo tempo. È timido e si vede poco).
Oliveira 6,5 – Titolare dopo l’infortunio al tallone, mette un tassello importante per avvicinare il riscatto. Una chance che fino al recupero di primo tempo non aveva sfruttato tra solita lentezza e passaggi, banali, fuori misura. Ce l’ha però col potente sinistro, di prima, che si insacca sotto il sette e porta avanti la pratica. Espulsione per doppia ammonizione, dubbi sul secondo giallo. Complica così la difesa del vantaggio, portato a casa.
Veretout 5,5 – Fa poche cose per convincere Mou a lasciarlo anche nella ripresa. Quelle fatte, tra l’altro, sono state anche confuse. Vantaggioso solo la discesa al 28’, fermatasi dopo la sponda troppo lunga di Abraham. (Dal 46’ Cristante 6,5 – Fa capire quanto sia importante, con annessi limiti, negli equilibri. Mantiene il vantaggio dettando i ritmi e facendosi carico di situazioni scomode).
Vina 6 – Zalewski non riceve la maglia da titolare per via della precaria condizione fisica. Lui lo è mentalmente. Sentendo meno il terreno sotto i piedi per l’ascesa del giovane polacco, è insicuro. Fanciullesca l’innocenza che mette nei contrasti e nei tentativi di copertura. Paradossalmente, però, il vantaggio arriva dai suoi piedi. E dai suoi errori. L’angolo dai cui sviluppi arriva il gol è arrivato per il cross contro Dasa. La palla, invece, entra in area dopo il tiro da fuori area lento e “strozzato”. Sufficienza risicata per questo. (Dal 46’ El Sharaawy 6,5 – Determinato a mantenere il vantaggio. Spinge ma è anche diligente dietro).
Mkhitaryan 6 – Arriva sempre lui a cercare di aprire il gioco della Roma. Fa anche fatica, perché nello sconquasso del primo tempo entra nel vortice e commette qualche leggerezza inaspettata. Il vantaggio – propiziato dal suggerimento in profondità per Vina – lo restituisce a pieno ritmo.
Zaniolo 6 – Sufficienza “fortunata” nella centesima presenza in giallorosso per esser stato involontariamente assistman. Oliveira si ritrova sui piedi la palla dopo che lui stesso l’aveva lavorata spalle alla porta: provando ad aggiustarla col sinistro, arriva al portoghese. Per Nicolò, invece, una sola ripartenza (35’) con cui poco fa. (Dal 66’ Pellegrini 6,5 – Servivano la classe, l’intelligenza e la maturità di cui è in possesso per tenere alta la testa e prendere la vittoria. Mette sulla testa di Mancini il possibile 2-0).
Abraham 6 – Dinamico, non vede arrivare pallone alcune e allora dà una mano in difesa. Non indovina qualche sponda, il timido assalto che darà il vantaggio parte dall’ottimo tiro deviato da Houwen, ma non per l’arbitro che non concede l’angolo. Non trova poi il raddoppio nel secondo tempo.
Mourinho 6,5 – Negli spogliatoi, dopo la vittoria contro l’Atalanta, con Mancini aveva scherzato “non ci sono e vincete”. Torna a dirigere dopo le due squalifiche in campionato e la musica non cambia: vittoria, di 1-0. Squadra cinica come piace a lui, sofferenza inutile come non gli piace. Ripagato dalla decisione dei cambi, meno da quella dei titolari.
Terreno di gioco 0 – Indecente dover disputare una partita di una competizione internazionale in queste condizioni. I romanisti scivolavano neanche fossero sul ghiaccio, Mancini – verso il 20′ – ha rischiato più di qualcosa di serio mettendo male il ginocchio in corsa e in una zona priva di erba.