Un lampo di Under basta alla Roma. Verona spuntato

La Gazzetta dello Sport (P.Archetti) – La Roma cominciava a somigliare troppo all’Inter, rivale per la corsa Champions, nelle sventure e nei difetti. Ma nella classica partita in cui il risultato serve più dello spettacolo, Di Francesco non segue Spalletti e l’incapacità di vincere. Per avvicinarsi al quarto posto, i romanisti tornano al successo dopo sei partite a secco in campionato e dopo tre mesi in trasferta. Però le virtù di una squadra superiore, come è normale che la quinta sia più brava della penultima, escono soltanto a tratti e nel primo tempo. Si parla di personalità, cinismo e tranquillità.

I MOTIVI – «Vittoria meritata ma abbiamo sofferto troppo» è un’analisi onesta e lucida dell’allenatore. Nella sofferenza citata, anche se il Verona tira in porta soltanto una volta, va appunto indicato il grado di pericolosità dell’avversario. L’Hellas sembra averne uno di livello vicino allo zero: si è impoverito tecnicamente, dopo il mercato; non ha il furore agonistico di Firenze, che aveva portato al 4-1 salva-Pecchia. Manca anche di cattiveria da trequarti in avanti e non ricava neppure il colpo a sorpresa, nonostante giochi quasi tutta la ripresa in 11 contro 10 per il giusto rosso a Pellegrini (51’). Il Verona è una squadra nuova, almeno nella fase offensiva. La Roma è una squadra che si deve ritrovare. E per farlo cambia anche sistema, da 4-3-3 a 4-2-3-1. Quando resta in inferiorità, Di Francesco difende 4-4-1 e attacca 4-3-2, cerca insomma di non svilire del tutto le idee offensive, i cambi sono ruolo su ruolo e riguardano gli «avanti» come Under, El Shaarawy e Dzeko.

IL RAGAZZO – La rete di Under dopo 43 secondi è anche la prima in campionato per il ventenne turco, che ha un sinistro affilato, e permette alla Roma una pressione più rilassata. Che diventa però troppo rilassata, perché molte palle gol finiscono su Nicolas oppure fuori. Dzeko in questi casi è più colpevole che sfortunato, sarà contento di non essere partito ma poteva ringraziare in altra maniera, anche se lavora tanto fuori area. I romanisti sono poco coraggiosi a sinistra, sull’asse Kolarov-El Shaarawy, ma solidi al centro, nell’inferiorità. Fazio non sbaglia, Strootman e Nainggolan si stringono per impedire al Verona qualsiasi entrata in verticale. La Roma resta più corta di quasi sette metri e sono solo otto le giocate utili in area per i veronesi, contro le venti degli avversari.

GLI ERRORI DEL VERONA – Giampaolo Pazzini ha segnato al Real Madrid sabato, nel suo debutto nella Liga. Inevitabile che ne parlasse quasi tutto lo stadio ieri, anche perché il Verona ha smontato l’attacco per rimontarlo totalmente diverso. I motivi sono vari: il mercato ha portato via il Pazzo e Bessa, squalifiche e infortuni hanno fatto il resto con Kean e Cerci. Verde, cresciuto nella Roma, è fuori anche dalla panchina come Heurtaux, Felicioli e Fossati: puzza molto di epurazione dopo alcune trattative di mercato fallite. Pecchia, espulso per aver contestato un’ammonizione di Buchel, piazza Matos e Petkovic in avanti con Aarons, debuttante, al lato. Il Verona ricava nel primo tempo qualche ripartenza, ma sbaglia troppo sulla trequarti. Quando nel secondo tempo si sposta più avanti e si butta sul 4-3-3, mancano alcuni collegamenti elementari. Tipo schemi su punizione che non riescono, calci d’angolo che non arrivano in area. Il Verona, alla nona sconfitta interna, ha scelto di salvare il bilancio e la squadra insieme, non è certo che il doppio colpo riesca.

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