Tutto pronto per la rivoluzione “culturale” del portoghese

Il Tempo (E. Zotti) – Il vento sta cambiando. Soltanto cinque partite separano la Roma dall’imminente rivoluzione che la sta per travolgere: perché l’arrivo di José Mourinho è destinato a cambiare radicalmente il club, o almeno questa à la convinzione dei Friedkin.

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I texani si sono mossi abilmente e – insieme a Tiago Pintohanno deciso di puntare sull’allenatore più conosciuto al mondo per iniziare quel percorso di crescita a medio-lungo termine di cui si parla dal giorno del loro insediamento. La scelta dello Special One di sposare il progetto romanista è probabilmente la notizia più importante (a livello sportivo) degli ultimi 22 anni di Roma, da quando Franco Sensi annunciò l’arrivo di Fabio Capello nel giugno 1999. Il tecnico friulano riuscì ad infondere all’interno del Fulvio Bernardini una mentalità nuova, decisiva per la vittoria del terzo scudetto giallorosso, conquistato da campioni arrivati nella Capitale grazie a una figura carismatica come Capello.

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I Friedkin puntano ad instaurare lo stesso tipo di processo, e in pochi sanno meglio di Mourinho come far penetrare la giusta mentalità all’interno dello spogliatoio. Perché quella del portoghese sarà innanzitutto una rivoluzione culturale, volta a responsabilizzare i giocatori e a cementare l’attenzione di tutti su un unico obiettivo comune. Al portoghese non si chiede di vincere lo scudetto durante il suo primo anno in panchina, ma di porre la prima pietra di un cammino volto a conquistare vette importanti con i frutti del lavoro quotidiano: ecco perché non ci saranno investimenti per top player trentenni con ingaggi faraonici.

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