Corriere dello Sport (R.Maida) – Se chiedeste ai dirigenti della Roma di spiegare un fenomeno così psicologicamente imprevedibile, vi risponderebbero: Daniele De Rossi è un tifoso. Andiamo dentro all’idea allora. Per definizione il tifoso è passionale, fumantino, irascibile, agitato. A volte riesce a contenere le proprie emozioni instabili, a volte no. Allora sì, ci siamo. Il capitano venuto dal mare, l’uomo che ha tanti tatuaggi disseminati sul corpo e un alone invisibile di romanismo che gli scorre nel sangue, ogni tanto perde la testa. E con i comportamenti sconsiderati, spesso provoca danni irreparabili alla squadra in cui gioca, alla squadra che ama. Un parossismo doloroso.
NUMERI – Quella di Genova per lo schiaffo a Lapadula è stata la quindicesima espulsione in carriera: ma il fatto più grave è che 12 su 15 siano venute da un rosso diretto. Come l’anno scorso nel playoff contro il Porto: un fallaccio senza senso che lasciò la Roma in dieci sullo 0-1. Addio Champions, addio soldi di gloria. In Serie A invece non gli succedeva di finire la partita per decisione di un arbitro da tre anni: in quel caso, beccò due gialli in un quarto d’ora contro il Sassuolo di Di Francesco.
CASI – De Rossi il recidivo si controlla spesso ma non sempre. Nel 2006 al Mondiale per la gomitata a McBride in Italia-Usa rischiò di chiudere il torneo con una lettera scarlatta rossa sul petto. Lo salvarono Lippi e i compagni trascinandolo in una finale che giocò, segnando anche uno dei rigori di Berlino. Un’altra gomitata, al croato Srna in Champions League a Donestk, fu punita con 4 giornate di squalifica. E in un periodo che per la Roma era abbastanza avaro di partite europee, De Rossi seppe sdrammatizzare a distanza di anni: «Solo per me non esiste l’indulto».
RIALZARSI – Adesso più che dell’indulto avrebbe bisogno di una partita, subito. Ecco, per esempio Roma-Qarabag di Champions League. Perché se c’è una cosa che a De Rossi riesce piuttosto bene è compensare le debolezze caratteriali con risposte da campione. Gli è successo dopo il pugno a Mauri in un derby, dopo un fallaccio da rosso diretto a Chiellini in uno Juventus-Roma, dopo le offese razziste a Mandzukic sempre allo Stadium. Nella Roma come in Nazionale: Antonio Conte lo aveva momentaneamente epurato per un’espulsione rimediata a Palermo contro la Bulgaria, poi non seppe più fare a meno di lui. De Rossi ha 34 anni, non cambierà. Ma il più delle volte è una buona notizia.