La Gazzetta dello Sport – Totti in piedi

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Sono inglesi, quindi riempiono di insulti i rivali per tutta la partita, però alla fine hanno rispetto: si alzano e applaudono anche la Roma, che pure ha tolto altri due punti alla loro squadra. E battono le mani pure a Francesco Totti, che non è mai troppo vecchio, come commentano subito. Il pareggio raffinato della banda di Garcia, superiore come numero di occasioni, andrebbe protetto come un bene monumentale. Non è soltanto un passo per restare davanti in classifica al City, mentre il Bayern fugge a punteggio pieno, ma piuttosto un avvicinamento all’Europa da parte di una capolista del nostro campionato: stasera si vedrà se la Juventus sarà altrettanto brava a Madrid, contro i vincitori della Liga, però con questo scatto gerarchico i romanisti trascinano verso l’alto anche tutto il resto del movimento. Come a dire agli altri: siamo dittatori in Serie A? Tranquilli, ne avrete dei vantaggi sia come punti nel ranking e sia come considerazione, perché anche i campioni d’Inghilterra non riescono a stenderci come non riuscite voi.

IL RAGAZZO –  Gli inglesi si stupiscono anche che a lanciare la rimonta sia un ragazzo di 38 anni, diventato il più anziano marcatore della nuova Champions. La rete del pari, la sua prima in Inghilterra, è una delizia che si accompagna alla concretezza di altre giocate, assist e aperture di prima che fanno correre i meno anziani. Poi sbagliano di poco (traversa di Maicon, parate di Hart su Pjanic e Gervinho), e Francesco pensa che se ci fosse stato lui…. Ma sorride in una festa di compleanno prolungata: la Roma per la prima volta arriva a quattro punti dopo due gare di Champions.

I MOTIVI – In un esito che sta stretto ai giallorossi, pesano anche il carattere e la preparazione tattica. Personalità: la Roma non ha nemmeno tastato l’erba che già è sotto, per un abbraccio di Maicon a Aguero che l’arbitro in ritardo punisce con il rigore. Ma nella reazione del brasiliano c’è tutto. Invece di piangersi addosso e di sgonfiarsi è proprio con la traversa dell’esterno, nell’azione successiva, che tutti capiscono quanto sia fragile l’organizzazione difensiva altrui. Dunque, attenzione a non pigliare il raddoppio, quindi una foresta sulla trequarti, un guardiano incessante come Nainggolan a uomo su Toure, per anestetizzare le azioni fin dall’avvio, e poi le ripartenze. Quando il belga concede qualcosa, nella ripresa, il City cresce ma non decolla nonostante il possesso della Roma sia soltanto del 39,1 per cento, il più basso dell’era Garcia. I tiri in porta inglesi sono soltanto due, penalty compreso. Capita invece spesso che Gervinho sia troppo solo nella sua corsa folle e pregevole, però si areni sul portiere o nell’ultimo passaggio. Ma la Roma finché ha fiato e velocità, sa dove colpire. Che Totti vada in rete con un disegno basato su tre passaggi sembra quasi troppo semplice, ma in quella verticalizzazione prima del tocco delicato del capitano (primo gol inglese), c’è lo studio dell’avversario e l’esatta posizione in campo. Alla fine le chance sono 6-3 per la Roma, ecco il rispetto degli spettatori del City.

IL PORTIERE SCONOSCIUTO – Va sottolineato che al carico di infortunati di Garcia, si aggiunge anche De Sanctis: nel pomeriggio il portiere deve rinunciare, anche per non compromettere la gara con la Juve, allora tocca a Lukasz Skorupski, 23 anni, due sole partite di campionato in giallorosso, la scorsa stagione, e la cui esperienza internazionale non supera una presenza con la Polonia, ma lontana (4-1 con la Macedonia nel 2012). Dopo il penalty, il ragazzo non deve impegnarsi troppo: solo un tuffo basso per togliere dall’angolo un dardo avvelenato di Lampard. A proposito di mestiere: la scelta di Cole a sinistra sembra strana, ma si può inquadrare nella possibile diminuzione dei tremori. Il laterale ha più euro-presenze di tutti i compagni (111) e alla fine raccoglie la miglior prestazione della sua era romanista. Ruvidi ma senza troppi errori i difensori centrali; sostanzioso Keita, sempre di corsa Florenzi, più vicino alla zona gol nella ripresa Pjanic. La Roma dopo un’ora e il mancato k.o. si tira più indietro, e in questo quadro servono anche Iturbe, Holebas e Torosidis, subentrati. Pellegrini vede confermate le crepe difensive, con Demichelis inadatto e Hart ancora una volta fra i migliori. Se si blocca Touré la circolazione è più difficile. Il City reclama un rigore, mani di Manolas, che sarebbe più giusto di quello dato, e diventa più fluido quando entrano Lampard e Milner cambiando in 4-2- 3-1 il 4-4-2 iniziale in cui Aguero sparisce dopo il rigore e Dzeko piglia tanti calci ma non può concludere. Il girone è ancora aperto, gli italiani però sono davanti.

La Gazzetta dello Sport – P. Archetti

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