Totti ai margini: a Pallotta l’ultima parola

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Se questo è davvero l’inizio della fine, il retrogusto è amaro. A 132 giorni dalla scadenza del contratto, Francesco Totti non sa ancora se il club lo vuole ancora davvero. Non basta, perché ormai è chiaro, senza bisogno di topini chiacchieroni, come la convivenza tra Spalletti e il capitano adesso sia rugginosa.

«CHE CE FATE CO’ ME ORMAI?» – Intendiamoci, fra le parti non ci sono stati screzi, ma la frase detta al termine della partita col Real ai giornalisti – con Spalletti a due metri da lui – è sintomatica di un rapporto non più idilliaco. «Aspettate me? Ma che ce fate co’ me ormai… ». Come dire, tanto non conto più nulla. L’allenatore ha dalla sua una ragione di fondo: «Io alleno la Roma e non Totti». E la Roma l’allena proprio bene, privilegiando quel lavoro in allenamento che il capitano – per età (39 anni) e recenti acciacchi – non può dargli. Il tecnico vorrebbe che il capitano capisse il momento, si rendesse conto dei suoi limiti e fungesse da leader non giocante piuttosto che da panchinaro palesemente malinconico. Totti per parte sua ha l’impressione che in certi atteggiamenti e in certa comunicazione «muscolare» ci sia anche un pizzico di irriconoscenza. Trigoria su questo fronte si spacca. Tutti dicono che dal punto di vista del lavoro Spalletti sia inattaccabile, ma diversi sottolineano come l’allenatore non sarebbe diventato quello che è se non avesse incontrato Totti. Quello che in molti si chiedono: quanto conta il passato per interpretare il presente? L’addio di Spalletti nel 2009 non fu indolore. Due episodi: quando il capitano si complimentò col tecnico per il primo titolo vinto con lo Zenit, Spalletti replicò: «Poteva dire qualcosa di più quando sono andato via». E ancora nel 2013 Totti, parlando del suo ex allenatore, spiegò: «Ancora dice che sono stato io a mandarlo via dalla Roma, invece era lui che voleva lo Zenit». Possibile ancora adesso che ci sia ancora qualcosa da metabolizzare?

TOCCA A PALLOTTA – Tutti sanno comunque che l’ultima parola spetterà a Pallotta, che sarà a Roma dall’1 al 6 marzo per poi volare a Madrid (dove magari Totti giocherà). È il momento giusto per parlare di quel rinnovo che il capitano cerca e che solo il presidente può concedergli. D’altronde, il marketing racconta che anche ora la maglia n° 10 resti la più venduta. Una cosa è certa: se Pallotta ripartirà senza dargli certezze, l’addio sarà a un passo. E a quel punto chissà se Totti avrà voglia di dar vita a quel contratto da dirigente di 6 anni già firmato. Passare da bandiera a sopportato, in fondo, sarebbe davvero troppo triste.

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