Il Messaggero (G. Lengua) – Tiago Pinto difende il suo lavoro, ricorda i 150 milioni incassati e sembra quasi un ex quando parla al passato. Forse anche per questo non dà indicazioni sul suo futuro in giallorosso: “Sono cose di cui si parla internamente, l’importante sono solo la Roma e il suo futuro”.

È accaduto durante il Social Football Summit in cui il dirigente della Roma è salito sul palco per raccontare il suo metodo di lavoro: “Nello scouting noi abbiamo quattro tipi di valutazioni: giocatori A che sono i top player, poi i B plus che sono quelli che possono essere titolari, i B che vanno monitorati e C che non servono alla Roma. Nel nostro database con cinquemila giocatori, il 90% dei calciatori di fascia A non possiamo prenderli. Non ci sono le capacità finanziarie, poi magari siamo stati bravi in situazioni come quelle di Dybala e Lukaku”.

La forza economica è ridotta notevolmente dall’accordo firmato con la Uefa per il rispetto del Fair play finanziario che obbliga la proprietà statunitense a non fare follie sul mercato: “Ognuno giudica come vuole, ma io avevo un grande compito: lasciare la Roma meglio di come l’ho trovata. Considerata la Roma ereditata con tanti giocatori sopra i 30 anni, con infortuni cronici e tanti calciatori fuori rosa, dico che fare più di 150 milioni di vendita e mantenere 80% di giocatori della prima squadra, portando Wijanldum, Lukaku, Mourinho, Matic e Dybala, significa che siamo riusciti a fare tante cose difficili insieme”.

Il dirigente riconosce anche l’ottimo lavoro fatto da Mourinho con i giovani. Ha avuto il tempo di lavorarci, crescerli e lanciarli nel calcio che conta facendoli diventare un asset prezioso da cui ricavare plusvalenze: “Il settore giovanile della Roma ha sempre prodotto ottimi giocatori. Farli esordire come abbiamo fatto noi in prima squadra non è scontato. Questo è un grande lavoro che ha fatto anche José Mourinho”.