La Gazzetta dello Sport (S. Agresti) – Il destino si è compiuto quando l’Inter temeva di pareggiare una partita dominata, e la Roma sotto sotto cominciava a sperare in un colpo quasi miracoloso. Vincere dopo avere giocato tutta la gara senza nemmeno provarci. Invece, al minuto 81, Dimarco ha crossato basso e Thuram ha preso il tempo a Llorente — fino a quel momento il migliore dei giallorossi — mettendo dentro il pallone del primo posto solitario.

La Roma ha tirato per la prima volta in porta al 66’, quando Cristante di testa ha impegnato Sommer; è rimasta l’unica conclusione dei giallorossi nello specchio. Non sono stati fischi e fischietti anti-Lukaku a condizionare la squadra dello squalificato Mourinho (che ha seguito il primo tempo dalla tribuna stampa), semmai la superiorità totale dei nerazzurri: Inzaghi aveva più qualità, più soluzioni e più alternative, è vero, ma ha anche trovato di fronte un avversario che non ha mai, proprio mai provato a giocarsi la partita.

Dell’atteggiamento della squadra ha fatto le spese Lukaku, lasciato là davanti a giocare palloni che non arrivavano quasi mai, e quando arrivavano gli venivano subito sottratti dai tre difensori che lo circondavano. Benché vietati, i tifosi dell’Inter avevano introdotto un bel po’ di fischietti a San Siro. L’indicazione era chiara: non fischiare sempre, ma solo quando il Grande Nemico entra in azione. Ecco, si può dire che quei fischietti siano stati quasi inutili: il povero Romelu, abbandonato a se stesso, toccava la palla per pochi istanti, poi gliela portavano via.